aprile 19, 2018

COSA INTENDIAMO QUANDO PARLIAMO DI SINDROME MIOFASCIALE ?

La fascia:

 “una sottile guaina di tessuto fibroso che racchiude un muscolo o un altro organo”;

 “organo accessorio, lamina connettivale che avvolge singoli muscoli o gruppi di muscoli delimitando una loggia fibrosa”.

La fascia non ha ricoperto in un recente passato un ruolo molto importante nel mondo medico. Oggi invece si assiste a un grande interesse verso questo sistema, avvalorato anche dai molti studi scientifici.

ELEMENTI DELLA FASCIA:

1 – La sostanza fondamentale è un materiale viscoso contenente acqua, proteoglicani, glicoproteine di struttura e mucopolisaccaridi. Ha la funzione di assorbire gli shock, è resistente alle compressioni, lubrifica e regola gli scambi intercellulari.

2 – Le fibre costituenti la fascia contengono: il collagene, le fibre reticolari e le fibre elastiche.

3 – Gli elementi cellulari che sono costituiti per la maggior parte da fibroblasti.

Anatomia della fascia

La Fascia, come risulta dallo schema proposta da F. Willard (2007), è suddivisa in due livelli principali: (superficiale e profondo, ad eccezione della regione palmare e plantare) e in tre sistemi (biomeccanico, meningeo e viscerale):

•Superficiale
•Profonda
•Fascia-meningea
• Fascia viscerale

I due livelli della fascia sono separati da tessuto adiposo e in esso si ritrova un reticolo di tralci connettivali che interconnettono i diversi strati.

Fascia superficiale: è lo strato più esterno ricoprente tutto il corpo e presente sotto il derma. La fascia superficiale è composta da tessuto connettivo lasso (sottocutaneo al cui interno può esserci una trama di fibre collagene e, in maggiori quantità, elastiche) e adiposo. Rappresenta un’importante sede di stoccaggio di acqua e grasso, protegge da deformazioni e insulti meccanici e termici (strato isolante), è una via di passaggio per nervi e vasi sanguigni e permette lo scorrimento della pelle sopra la fascia profonda, particolarmente evidente a livello delle giunzioni altamente mobili e sul dorso della mano, dove la pelle ha una notevole libertà di movimento per poter scorrere facilmente sopra tendini estensori durante movimenti delle dita. La mobilità è promossa dalla presenza di più strati di fibre di collagene accoppiati all’elastina (Kawamata et al. 2003).

Ci sono alcuni siti dove la pelle è strettamente legata ai tessuti sottostanti per impedire o limitare il movimento come nei distretti palmare o plantare delle mani e dei piedi.
Se il movimento fosse permesso dentro piani fasciali determinerebbe un contrasto con l’esigenza di facilitare una presa salda. Per tale motivo il tessuto connettivo lasso è scarso sotto la pelle nella zona palmo-plantare ed è completamente assente sia nelle pieghe delle dita sia sui lati palmari delle articolazioni interfalangee, così la pelle copre immediatamente le guaine tendinee fasciali. In queste zone la funzione di protezione della fascia è debole.

Fascia profonda: situata sotto la fascia superficiale, è costituita da strati sovrapposti di fibre connettivali a diverso orientamento (fibre collagene ondulate e da fibre elastiche, disposte secondo andamento trasversale, longitudinale e obliquo) che conferiscono ai vari livelli caratteristiche biomeccaniche diverse (ad es. i muscoli transversus abdominis costituiscono la parte attiva di questa fascia). Essa costituisce uno strato piuttosto coeso intorno al corpo (tronco ed arti) ed allo stesso tempo forma una membrana che riveste la parte esterna muscolare.

Fascia e rapporti con il sistema muscolare e nervoso.

Il Sistema Fasciale si continua all’interno dei gruppi muscolari e dei singoli muscoli tramite espansioni profonde: epimisio, perimisio, endomisio (Turrina et al, J Bodyw Mov Ther, 2013), andando dall’esterno verso l’interno.

L’endomisio avvolge e connette le singole fibre muscolari ed ha un ruolo strutturale e funzionale durante la contrazione.

Il perimisio avvolge il fascicolo muscolare, svolge un ruolo di contenimento, rende parzialmente indipendenti i fascicoli, connette le fibre sinergiche veicolando le forze verso il tendine, e funge da inserzione.

L’epimisio avvolge l’intero muscolo, svolge un ruolo di contenimento, trasmissione delle forze, scorrimento e alloggiamento di strutture vascolo-nervose.

La fascia ha delle proprietà recettoriali ben identificate grazie alla presenza di recettori nervosi (Ruffini, Pacini), tanto che può dare alterazioni propriocettive nel low back pain, oltre a fornire feedback sul movimento (Brumagne et al, 2003 Stecco et al, 2010).

La continuità del tessuto connettivo in tutto il corpo, il ruolo meccanico della fascia e la capacità dei fibroblasti di comunicare tra loro mediante giunzioni, indica che la fascia può servire come sistema di segnalazione meccano-sensibile, con una funzione di integrazione analoga a quella del sistema nervoso (Langevin et al 2004;. Langevin, 2006). Si tratta infatti di una componente chiave di un sistema di tensione equilibrata che opera a vari livelli in tutto il corpo e che è stato considerato anche in dettaglio da Lindsay (2008).

Espansioni fasciali: aponeurosi ed entesi.

La regione in cui un tendine, legamento o capsula articolare aderisce ad un osso (la sua ‘enthesis’) è una zona di grande concentrazione di stress, perché rappresenta il punto di incontro tra i tessuti duri e molli. Le entesi sono progettate per ridurre questa concentrazione di stress e gli adattamenti anatomici atti a compiere questa funzione sono evidenti a livello istologico.
L’aponeurosi è una sottile fascia fibrosa che ricopre ed avvolge il muscolo e va a continuarsi nel tendine.

Un esempio di espansione fasciale è quella che deriva dal tendine del quadricipite quanto si inserisce al polo superiore della rotula; qui vi è un foglio fasciale superficiale che passa anteriormente alla rotula (Toumi et al. 2006). In modo simile, il tendine di Achille si inserisce non solo sulla faccia posteriore del calcagno, ma ha anche una continuità funzionale sia con la fascia plantare (Wood Jones, 1944; Snow et al 1995;. Milz et al . 2002), e con i setti fibrosi del cuscinetto adiposo del tallone (M. Benjamin, osservazioni non pubblicate). Ci sono inoltre numerosi fogli fasciali, in gran parte non riconosciuti, comunicanti tendini e legamenti nel piede; tra i più noti sono le espansioni tendinee del tibiale posteriore che si attaccano ad ogni osso del tarso del piede, tranne l’astragalo. Infine, altro esempio di intercorrelazione fasciale è l’inserzione del gluteo medio (inserzione più fasciale che ossea); questo comporta interazioni con i muscoli vasto laterale e bicipite femorale che stabilizzano a loro volta il setto Intermuscolare, partecipando attivamente nella coordinazione motoria (Stecco et al, J Bodyw Mov Ther, 2013).

Appare evidente come il sistema miofasciale rivesta un ruolo strutturale e funzionale nel nostro organismo: ad ogni contrazione muscolare corrisponde una risposta da parte delle strutture tendinee e del sistema fasciale che coordinano il movimento, con un ruolo di coordinamento.

Questa complessa struttura è parte integrante e integrata dell’apparato muscolo-scheletrico e pertanto non può essere ridotta a mero contenitore.

I risultati degli ultimi studi anatomici e fisiologici sul sistema miofasciale hanno chiaramente dimostrato come anche l’analisi, basilare, dei nostri organi e del loro funzionamento, debba considerarsi tutt’altro che esaurita: il sistema fasciale, considerato classicamente un “accessorio” dell’apparato locomotore, ha ricevuto negli ultimi anni una attenzione particolare.

Bibliografia:

1. Mike Benjamin M. et al, The fascia of the limbs and back – a review, J Anat. Jan 2009; 214(1): 1–18.
2. Wong R, The Dynamic Anatomy and Patterning of Skin, Exp Dermatol. 2015.
3. Stecco A, Fascial Disorders: Implications for Treatment. PM R. 2015
4. Stecco C. Painful connections: densification versus fibrosis of fascia,Curr Pain Headache Rep. 2014;18(8):441.

 

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