agosto 2, 2015

AREA LIBERAL, obiettivi politici e liberalismo sociale

OBIETTIVI POLITICI DI AREA LIBERAL:

I liberali sociali – come tutti i liberali – credono nella libertà individuale e la pongono come obiettivo centrale della loro iniziativa politica, ma sono altresì paladini convinti e schietti difensori dei diritti umani e sociali e delle libertà civili ed economiche; in genere sono favorevoli ad un’economia Keynesiana, nella quale c’è spazio per uno Stato che permetta anche ai meno abbienti di usufruire dei servizi di base attraverso un sistema efficiente di servizi pubblici.

Seppure con le dovute differenze da Paese a Paese, i partiti di stampo socio-liberale tendono a condividere una serie di principi e obiettivi programmatici:

STORIA:

Il liberalismo sociale è una corrente derivante da uno sviluppo del liberalismo classico, avvenuto nel tardo Ottocento e che si è aperto ad alcuni principi della cultura socialdemocratica, anche per influsso del pensiero keynesiano. È la continuazione ideale del radicalismo ottocentesco e rappresenta la sinistra del movimento liberale. Una particolare forma di liberalismo sociale è il liberalismo americano.

Il liberalismo sociale non è da confondersi con il liberalsocialismo, teorizzato negli anni trenta da Carlo Rosselli, sebbene abbia alcuni caratteri in comune con esso. Difatti, liberalsocialismo è la contrazione di socialismo liberale, e non di liberalismo sociale.

In Italia partiti ispirati esplicitamente a questa ideologia sono il Partito Repubblicano Italiano e i Radicali italiani, e alcune correnti di altri partiti; in passato anche la corrente centrista del Partito Liberale Italiano, facente capo alle idee del filosofo Benedetto Croce, espresse idee socioliberali.

Negli Stati Uniti il “liberalismo americano“, una forma di liberalismo sociale nata durante la presidenza di Franklin Delano Roosevelt, ispirandosi alle idee di John Maynard Keynes, costituisce la principale ideologia del Partito democratico.

Nel Regno Unito, tra il tardo Ottocento e gli inizi del Novecento, un gruppo di pensatori, conosciuti come “nuovi liberali”, fece scalpore, battendosi contro il liberalismo classico di stampo liberista e schierandosi a favore dell’intervento dello Stato nella vita sociale, economica e culturale. I nuovi liberali, tra i quali si ricordano Thomas Hill Green e Leonard Trelawny Hobhouse, sottolinearono il comune afflato etico che doveva contrassegnare liberalismo e socialismo e affermarono un concetto nuovo per il liberalismo classico: la libertà individuale si ottiene pienamente e solo in presenza di circostanze sociali favorevoli. La povertà, lo squallore e l’ignoranza, in cui molta gente ha vissuto, hanno infatti reso impossibile ai loro occhi e per la loro concreta esperienza il fiorire della libertà: per i nuovi liberali queste condizioni potevano essere migliorate solo attraverso un’azione collettiva, coordinata da uno Stato dotato di un forte sistema di welfare.

Facendo un passo più indietro, va detto che, all’interno del pensiero politico liberale, c’è sempre stata una corrente più di sinistra, chiamata radicalismo. I radicali, sostenitori di un liberalismo laicista e fortemente progressista, erano una corrente storica che si è via via riconciliata con il liberalismo, specie dopo la crescita della sinistra d’ispirazione socialista e l’introduzione del suffragio universale, loro obiettivo storico. Di fatto, oggi i radicali non sono altro che i liberali sociali. Un pensiero che si può, infine, ricondurre anch’esso ad un’ispirazione socio-liberale è quello mazziniano.

DEFINIZIONE:

L’espressione “liberalismo sociale” è stata utilizzata come etichetta da partiti liberali progressisti per differenziarsi dai partiti liberali classici o conservatori, specialmente in Paesi dove esistono due o più partiti liberali. Il liberalismo sociale si differenzia dal liberalismo classico soprattutto perché, mentre quest’ultimo abbraccia una filosofia economica rigorosamente liberista, il primo vede positivamente un certo ruolo dello Stato nella fornitura di servizi sociali essenziali per i cittadini.

Il liberalismo sociale sostiene che la società debba proteggere la libertà e le pari opportunità per tutti i cittadini ed incoraggia la collaborazione reciproca tra Stato e mercato attraverso istituzioni liberali. Nel processo di evoluzione, accetta che vengano poste alcune restrizioni agli affari economici, come leggi anti-trust per combattere i monopoli economici, corpi regolatori o leggi sui salari minimi. I liberali sociali sostengono che i governi legittimamente possono (o debbono) fornire anche un livello-base di benessere, salute e istruzione, supportato dal gettito ricavato dalle tasse, al fine di permettere l’uso migliore dei talenti della popolazione. Rifiutando sia la più estrema forma di capitalismo, sia gli elementi più rivoluzionari dalla scuola socialista, il liberalismo sociale sottolinea quella che chiama “libertà positiva” e cerca di aumentare la fruizione di questa libertà da parte degli svantaggiati della società, attraverso i mezzi della regolamentazione del mercato e di redistribuzione della ricchezza (grazie alla leva fiscale).

LIBERALISMO SOCIALE E LIBERALISMO CONSERVATORE:

Pur condividendo la preoccupazione per la centralità e la libertà dell’individuo, il liberalismo sociale e quello conservatore presentano notevoli divergenze. Mentre i liberali sociali sostengono l’intervento dello Stato in economia e una posizione molto progressista in campo di diritti civili e temi etici, i liberali conservatori esaltano il concetto di libertà economica. Se i primi sono la sinistra del movimento liberale, i secondi ne sono la destra.

Nel gergo politico statunitense e, in generale, anglosassone, l’aggettivo social viene utilizzato per caratterizzare le posizioni in campo etico-sociale e etico-giuridico dei politici e dei partiti. I social liberals sono coloro che propugnano tesi progressiste, permissive, individualiste e anti-proibizioniste in materia di aborto, eutanasia, ricerca sulle cellule staminali embrionali, fecondazione medicalmente assistita, liberalizzazione delle droghe leggere e della prostituzione; sono favorevoli al multiculturalismo; si oppongono generalmente alla pena di morte e alle forme di carcere duro, tanto da venire accusati di essere troppo permissivi nei confronti del crimine.

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