Perché dopo aver vinto il referendum contro il finanziamento pubblico ai partiti nel ’93, il legislatore cambiò il nome di questo in “rimborsi elettorali” facendo incassare così 2,7 miliardi di euro ai propri partiti, pur avendo dichiarato spese elettorali per soli 700 milioni.
Perché per rispettare la Costituzione italiana e non solo decantarla, dobbiamo dare corpo anche al suo ventisettesimo articolo che recita: “Le pene [...] devono tendere alla rieducazione del condannato”. E senza l’abolizione del “fine pena mai” la rieducazione, che comunque al momento manca, sarebbe fine a se stessa.
Perché non possiamo più tollerare la criminalizzazione di non-reati come quello che oggi è il reato di clandestinitàil quale punisce una condizione anziché una condotta.
Perché le
norme sul lavoro e l’immigrazione costringono centinaia di migliaia di migranti al ricatto continuo dei datori di lavoro e al momento della scadenza del proprio contratto fanno entrare queste persone in clandestinità introducendole alla criminalità o al “lavoro nero” creando l’effetto “concorrenza sleale” con i lavoratori italiani.
Perché se un medico sbaglia paga e non si capisce come mai un magistrato che sbaglia non debba esserne civilmente responsabile.
Perché come disse il tanto lodato Giovanni Falcone: “Un sistema accusatorio parte dal presupposto di un pubblico ministero che raccoglie e coordina gli elementi della prova da raggiungersi nel corso del dibattimento, dove egli rappresenta una parte in causa. [...] nel dibattimento non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di para-giudice. Il giudice, in questo quadro, si staglia come figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti. Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e Pm siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri. [...] E’ veramente singolare che si voglia confondere la
differenziazione dei ruoli e la specializzazione del Pm con questioni istituzionali totalmente distinte.
Perché il Censis parla di 881 mila famiglie di fatto in Italia con 2,5 milioni di persone all’interno di queste famiglie mentre l’ultimo report dell’Istat sul cambiamento delle forme familiari ha accertato che il 20% della popolazione italiana, ovvero 12 milioni di persone, vive in format familiari senza alcun tipo di riconoscimento. In assenza del riconoscimento giuridico delle unioni civili queste forme familiari spesso non vengono riconosciute perché i partner non possono sposarsi in quanto, senza divorzio breve, sono legati al precedente matrimonio da una separazione obbligatoria delle durata di tre anni.
Perché le quote non espresse dell’
8 per mille (circa 600 milioni di euro l’anno) in questo momento vanno alla Chiesa Cattolica invece dovrebbero rimanere allo Stato.
Perché, senza
depenalizzazione delle droghe leggere, oggi in Italia il mercato illegale delle stesse garantisce alle mafie un giro d’affari annuo stimato in almeno 24 miliardi di euro, coinvolgendo 250/400 mila piccoli spacciatori, 3 milioni di consumatori abituali, con oltre 800 mila persone coinvolte in procedimenti amministrativi per possesso di droga e 28 mila detenuti per violazione della legge sugli stupefacenti.
Perché di fronte ai milioni di processi pendenti con correlata lunghezza degli stessi che creano un’amnistia di classe, potendo arrivare facilmente alla prescrizione attraverso la disponibilità di denaro per buoni avvocati, non è razionale mantenere dei
magistrati fuori ruolo e dislocati ai vertici della Pubblica Amministrazione.
Perché al momento quasi 26 mila persone sono in attesa di giudizio, sono detenute ma non ancora dichiarate colpevoli. Le statistiche dimostrano che la metà di loro, almeno 13 mila persone, saranno dichiarate innocenti dopo un regime detentivo che può durare mesi cambiando per sempre vite innocenti che fino al giorno prima si svegliavano la mattina per andare al lavoro e tornavano a casa la sera cercando il calore della propria famiglia.
(fonte: l’antiperbenista)