Monthly Archives: marzo 2018
CENTRO BERNSTEIN: LA CITTADELLA DELLA SALUTE
SPOT AUDIO: centro-bernstein-marzo-18
ROI – REGISTRO ITALIANO OSTEOPATI – Giorgio Pasetto
UN ORDINE PROFESSIONALE PER LE SCIENZE MOTORIE – RACCOLTA FIRME
https://secure.avaaz.org/it/petition/A_tutti_i_laureati_in_scienze_motorie_in_Italia_RACCOLTA_FIRME_PER_LE_SCIENZE_MOTORIE/
Con la presente desideriamo fare un focus di riflessione ed approfondimento sulle Scienze Motorie all’alba dell’anno 2018, ventesimo dalla nascita del nostro Corso di laurea, alla luce dello stato attuale dell’arte della Professione tra riferimenti giuridici e normativi, aspetti professionali e possibili risvolti sociali futuri. Tutto ciò soprattutto in riferimento alla recentissima Legge Lorenzin, la quale istituirà a breve nel nostro Paese gli Ordini delle Professioni sanitarie.
Tanto per cronologia e gerarchia delle fonti giuridiche, citiamo anzitutto il mancato inserimento del laureato in Scienze Motorie e di quello magistrale nella ormai già pubblicata Legge Lorenzin (L. n. 03/2018) includente al suo interno il “Riordino delle Professioni sanitarie”, la quale a sua volta rappresenta oggetto di continuità politica della Legge n. 43/2006 in merito all’istituzione degli Ordini di dette professioni, includendone al contempo il metodo di definizione e di nuova istituzione.
In merito alla domanda “se” le Scienze Motorie già “dovessero, debbano o dovranno” far parte o meno di questo epocale provvedimento legislativo, annosa e dibattuta questione in atto a partire dalla riforma degli ISEF negli anni ’70 (così detta “medicalizzazione degli ISEF”), rispondiamo per quanto ci attiene a titolo associativo con un secco: sì.
Sì perché aver avviato in Italia un corso di laurea con finalità salutistiche sotto il patrocinio accademico, formativo e disciplinare, non che legale (dato il valore legale del Titolo di Laurea vigente nel nostro Paese) di Medicina e Chirurgia ma senza tuttavia afferire al mondo della Salute intesa come Sanità, diventa di fatto un – divieto permanente – a poter esercitare le proprie funzioni professionali e disciplinari, le quali, a causa di un vulnus legislativo ventennale, rischiano di vanificare gli sforzi ed i sacrifici accademici di, si stima ormai, quasi 200.000 professionisti italiani tra diplomati ISEF, laureati in Scienze Motorie e dottori magistrali.
Dato che la questione normativa è sia politicamente che giuridicamente già decisa, sembrerebbe “inutile” qui ed ora parlarne ma non è affatto così. Dobbiamo quindi spiegarci meglio dovendo in parte approfondire la questione.
1 – NORME GIURIDICHE VIGENTI, POLITICA e DINTORNI
La Legge Lorenzin nasce come abbiamo detto dalla necessità – tutta italiana – ed una tantum tutt’altro che europea, di blindare entro dei parametri prettamente ordinistici le Professioni sanitarie sprovviste di Ordini professionali, a differenza delle professioni dei Medici, degli Avvocati o degli Architetti ecc. per portarne esempi, le quali invece già ne erano in possesso. L’antefatto è ascrivibile alla così detta “Riforma universitaria” che dal 1999 con il “Processo” o “Dichiarazione di Bologna” unificò, attraverso molteplici riforme avvenute a partire dagli anni 2000, il sistema creditizio (“CFU”) universitario italiano per renderlo uniforme in tutta l’Unione europea. Questo processo epocale riordinò tutta la disciplina delle Professioni universitarie, sanitarie e non. Per le Professioni sanitarie non mediche, fino a quel momento, era prevista una formazione sanitaria a carattere regionale, poi evolutasi nei così detti “Diplomi universitari” (“DU”), abrogati dalla Riforma universitaria del 2000, ma soprattutto, basata sui così detti “mansionari”, i quali a loro volta includevano una datata gerarchia professionale “medico-operatore”, ancora risalente a Regi Decreti del 1938, dove il medico prescriveva ed il sanitario eseguiva.
La Riforma universitaria superò, anche in Sanità, questa pregressa condizione conferendo a tutti gli operatori sanitari non medici una certa autonomia professionale (non diagnostica né prescrittiva, ne’ farmaceutica ovviamente) la quale tuttavia abolì i succitati “mansionari”. La legge italiana sancì quindi che da allora in avanti solo le vecchie “Arti sanitarie ausiliarie” (come ad esempio gli Ottici, gli Odontotecnici o le Puericultrici ed altri) ancora esistenti rimanessero nell’alveo della formazione sanitaria di tipo REGIONALE, mentre per tutte le altre professioni disciplinate da Corso di laurea universitario vigesse, unicamente, e secondo il “Processo di Bologna”, la formazione di tipo universitario per potersi definire “Professione sanitaria” e non di “interesse” sanitario o quale “Arte” sanitaria ausiliaria.
2 – LA LEGGE LORENZIN, LE NUOVE FIGURE SANITARIE ed IL RUOLO DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
Detto ciò possiamo quindi introdurre l’argomento di questa nostra riflessione: ossia l’inserimento, o meglio il possibile riconoscimento, del laureato in Scienze Motorie all’interno della riforma delle Professioni sanitarie nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale (“SSN”). Sebbene il laureato in Scienze Motorie sia stato escluso in prima battuta dalla Legge Lorenzin ed a fronte comunque dei numerosi emendamenti ed Ordini del giorno presentati, accolti e fatti propri dal Governo, risulta comunque possibile un suo riconoscimento sanitario “tardivo” poiché la medesima Legge n. 03/2018 (Lorenzin) va, all’articolo nr. 06, a modificare l’art. 05 della sopracitata Legge n. 43/2006 il cui articolo, a sua volta, esprime il metodo di individuazione delle – NUOVE – Professioni sanitarie INTRODUCENDO un elemento assolutamente innovativo ed ossia: la previsione della possibilità di ISTITUZIONE di – nuove professioni sanitarie – non solo a partire da ratifiche e trattati dell’Ue, Leggi ordinarie dello Stato italiano e delle Regioni, bensì – ed è qui la novità – ANCHE a partire dall’istanza di parte proveniente delle – ASSOCIAZIONI nazionali di categoria – le quali ne facciano richiesta. Una grande opportunità questa per le Scienze Motorie.
Per tanto, alla luce di questa modifica sanitaria che potremmo definire “copernicana” dell’introduzione di nuove professioni sanitarie nell’ordinamento italiano a partire dal “basso”, va da sé che noi come “DMSA” – Associazione nazionale Dottori in Scienze Motorie – desideriamo assolutamente sfruttare questa opportunità offerta dalla Legge Lorenzin per dare al laureato in Scienze Motorie la giusta dimensione professionale – e forse finalmente giuridica – la quale Egli merita. Ciò è auspicabile almeno per alcuni ambiti, quelli scientificamente possibili, se non per tutti quelli che riguardano e comprendono l’esercizio professionale del laureato in Scienze Motorie. Tra detti ambiti sicuramente si configurano le “Attività Motorie Preventive ed Adattate”, le ormai così dette “AFA” e la “Prescrizione clinica”, su base medica, di “Esercizio fisico” per pazienti metabolici (diabetici, cardiopatici, ipertesi, obesi, soggetti affetti da dislipidemie, ecc.), tanto in Prevenzione, quanto nel mantenimento dei risultati, non che nel recupero funzionale, psico-fisico e chiaramente motorio di tutte le categorie sociali che ne avranno necessità.
3 – LA MIGLIORE ARMA PER IL RICONOSCIMENTO delle SCIENZE MOTORIE: L’EVIDENZA SCIENTIFICA
In primo luogo, in merito ai requisiti del possibile inserimento del laureato in Scienze Motorie all’interno della sopracitata Legge Lorenzin, si possiede già da oggi con la laurea in Scienze Motorie l’EVIDENZA SCIENTIFICA – INTERNAZIONALE – conferita dalla Ricerca, dell’efficacia sulla Salute umana dell’Esercizio fisico. Detta evidenza scientifica risulta specifica nella Prevenzione terziaria (così detti “Stili di vita” attivi) ma senza escludere contributi di efficacia pure nella Prevenzione primaria (intesa in questo caso come “somministrazione” di Esercizio fisico alla stregua di farmaco), non che nella Prevenzione secondaria (attraverso la valutazione ed il monitoraggio del quadro fisico, clinico e funzionale dei soggetti sottoposti ad Esercizio fisico ed Attività motorie: due aspetti spesso interdipendenti tra loro ma comunque differenti).
L’Evidenza scientifica rappresentata dell’Esercizio fisico: PRESCRITTO dal medico, e poi PROGETTATO, SUPERVISIONATO e CONDOTTO dal laureato in Scienze Motorie (Chinesiologo con L. n. 04/2013 – Legge scritta per la parte – Chinesiologia – proprio da codesta Associazione presso l’Ente Italiano per l’Unificazione – “UNI”) è, all’interno del quadro di riconoscimento normativo sanitario del laureato in Scienze Motorie, chiaramente un caposaldo, una “conditio sine qua non”, assolutamente imprescindibile per ottenere il consenso affermativo da parte del “CSS” dell’Istituto Superiore di Sanità. Tale “ratio” dovrebbe sussistere almeno per quella parte Preventivo-Adattata delle Scienze Motorie rivolta ai soggetti fragili, anziani, decondizionati, cronici, stabilizzati, ma anche ovviamente per la parte sportivo tecnico agonistica delle Scienze Motorie afferente allo Sport diversamente abile. Ciò tanto quale fattore preventivo generale e specifico, non che nella riacutizzazione delle patologie sia negli adulti post traumatizzati, sia negli adolescenti, non che nei fanciulli in età evolutiva da formare e, quasi sicuramente, prima o poi da correggere da un punto di vista auxologico e compensativo.
Accademicamente tali punti focali sono riscontrabili nel settore specialistico delle Scienze Motorie tanto con la laurea magistrale LM-67 in “Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate”, quanto nella LM-68 in “Scienze e Tecniche dello Sport” per tutto quanto attiene lo Sport diversamente abile ad esempio, ma va pure aggiunto che dette aree specialistiche elettive delle lauree magistrali sopracitate, esistono ed operano chiaramente già quali – aree di intervento – a partire dalla laurea triennale in Scienze Motorie di base e cioè la L-22. Questo aspetto collegiale delle Scienze Motorie fruibili in Sanità risulta poliedrico e per nulla “settoriale”.
4 – LE “AFA” – ATTIVITÀ FISICHE ADATTATE: LA NECESSITÀ DELL’INTERVENTO DELLO STATO ITALIANO NELLA TUTELA DELLA SALUTE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO UMANO DI TIPO NON AGONISTICO
Quanto detto finora ci pone a richiedere l’intervento da parte dello Stato per sanare l’annosa questione delle Scienze Motorie italiane dimenticate dal comparto Sanità soprattutto alla luce del fatto che al loro interno esiste un’area specialistica davvero molto particolare ed ancor più delicata, la quale necessita assolutamente di una regolamentazione attraverso una normativa espressamente dedicata. Tale Area, che potremmo definire una “Sancta sanctorum” delle Scienze Motorie, viene rappresentata dalle così dette: “Attività Fisiche Adattate” (dette “AFA”). Non ci riferiamo qui e adesso all’area Accademica quale settore scientifico disciplinare di studio dei Corsi di Laurea, bensì ai vari protocolli operativi – effettivamente applicabili – via via sui vari soggetti: anziani, diversamente abili, decondizionati, affetti da pregresse malattie, in età evolutiva non che per specificità di genere, i quali – tutti – possono trarre giovamento dalle “AFA”.
5 – LE “AFA” QUALE SUPERAMENTO MENTALE E PSICOFISICO DELLA MALATTIA: L’OMS e L’ICF
Parlare di protocolli e di aree di intervento “AFA” è piuttosto complesso, poiché le “Attività Motorie Adattate” sono rivolte a Soggetti posti in condizioni di Salute che non sono ne’ prettamente cliniche, ne’ tanto meno pre-cliniche o post-cliniche, bensì, generalmente, ma neppure sempre: croniche, pregresse e stabilizzate. L’ “AFA” andrebbe pertanto intesa come un particolare quadro di assenza “percepita” della malattia seppur nella malattia stessa, cioè un superamento psico-fisico del quadro morboso, temporaneo o permanente, a partire dalla propria condizione di vita per poterla migliorare. Il principio va concepito ed interpretato secondo il concetto di Salute previsto dall’OMS nell’ “ICF” (International Classification of Functioning, Disability and Health), non tanto come “assenza” di malattia in se’, bensì come superamento e quale maggior e miglior raggiungimento possibile di qualità della vita esprimibile attraverso il Movimento umano, a prescindere dalla malattia stessa.
Questo aspetto in particolare ci interessa molto quale Associazione di categoria delle Scienze Motorie, sia da un punto di vista scientifico, che accademico ma pure dei risultati, non solo esclusivamente etici o deontologici, bensì peculiarmente e squisitamente umani. Da questo punto di vista “rivendichiamo” a gran voce la natura pedagogica, umanistica e sociale della nostra Professione la quale non codifica “protocolli” ma prende in carico Esseri umani e poi – semmai – ne pianifica dei protocolli adattativi individuali.
6 – LE ASL OSPEDALIERE: LE “AFA” DIVENTANO SANITARIE MA LE SCIENZE MOTORIE NO
Riteniamo a tal proposito gravissimo che alcune ASL ospedaliere italiane, in Liguria, in Toscana ed in Emilia Romagna quali capolista, ma pure in Piemonte, Lazio ed alcune regioni del Sud Italia, abbiano “motu proprio” e senza il parere: ne’ delle Università, ne’ del Consiglio Universitario Nazionale (“CUN”), ne’ del Ministero dell’Istruzione e della Salute, ne’ delle Associazioni di categoria delle Scienze Motorie, stabilito autonomamente protocolli operativi “AFA”, del tutto autoreferenziali, già “pronti ed impacchettati”, da consegnare in mano di chiunque aderisca a dei non ben specificati “corsi” indetti dalle ASL stesse.
Tali “corsi AFA” indetti dalle ASL – assolutamente NON qualificanti – ed a pagamento, vorrebbero poi far esercitare dette “AFA” – Attività Motorie Adattate – destinate a soggetti così fragili e delicati a chiunque: ANCHE se NON laureato in Scienze Motorie. Ciò è inaccettabile per diverse ragioni: deontologiche ed etiche. Da un lato si svilisce così la fatica di chi per 3 o 5 anni si è chinato sui libri ed ha sudato in palestra per conseguire una laurea la quale NON impone assolutamente pali ne’ limiti al proprio futuro di professionista in merito al tipo specifico di “Attività Fisica Adattata” da scegliere per il suo assistito. Questo fatto rappresenta in se’ decisamente una forma di abuso professionale al ribasso, un’inaccettabile “deminutio capitis” che rifiutiamo; mentre d’altro canto – e senza alcun principio etico – si vuole così permettere a chiunque – anche SENZA il possesso di una laurea in Scienze Motorie o con una laurea differente (vedi fisioterapisti, infermieri, ostetriche, ecc.) – di esercitare comunque un’attività professionale così delicata e rivolta a soggetti fragili ma SENZA possederne alcuna formazione: ne’ parziale, ne’ specifica in merito.
7- “AFA”: PECULIARITÀ E DIFFERENZA DELLE SCIENZE MOTORIE
Neppure al Fisioterapista, operatore sanitario che al laureato in Scienze Motorie è più vicino e conforme per “curricula studiorum” è ascritto dalla Legge di poter svolgere le “AFA”. Non solo infatti esse non configurano nel D.M. n. 741/1994, profilo professionale del fisioterapista, mentre sono parte integrante del D. Lgs. n. 178/1998 disciplinante le Scienze Motorie
8 – IL CONI “INSEGNA” A SCUOLA, GLI “ISTRUTTORI” EPS IN PALESTRA, I LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE RESTANO A CASA CON 9.000 ORE DI BASE DI FORMAZIONE UNIVERSITARIA
Come se non bastasse, in questa già annosa e vituperata questione disciplinare si è inserito, il CONI – Comitato Nazionale Olimpico Italiano – del quale veramente non si comprendono più ne’ gli obiettivi ne’ le “funzioni” per quanto esso abbia ormai allargato i propri orizzonti ed ambizioni sul fronte della Motricità, entrando, e pesantemente, persino nella Scuola. Il CONI, a nostro avviso, dovrebbe occuparsi di Sport, di competizione, di agonismo, di superamento sano ed equilibrato dell’ “altro”, di partecipazione sportiva, di “fair-play”, di olimpismo, di etica sportiva, insomma di Sport in generale, ma in FUNZIONE – unicamente- dei Giochi Olimpici da disputarsi – OGNI quattro anni – e NON di Motricità, ne’ di Salute propriamente detta attraverso il Movimento umano: perché ciò è di competenza delle Scienze Motorie e NON del CONI.
9 – CONI, ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA E PRIVATI: IL GIOCO DELLE “SCATOLE CINESI” IN MOTRICITÀ
Il CONI, attraverso i suoi Enti di Promozione Sportiva (“EPS”) elicita silenziosamente pseudo-federazioni (che tali non sono) alle quali si affiancano presunte “associazioni” di privati, affiliate agli EPS, che continuano a produrre e a gettare sul mercato, neppure fossero tanti “prodotti”, pseudo-istruttori “formati” ma sarebbe più corretto asserire “clonati” attraverso la frequenza – senza esami reali – di un solo week-end, quando va bene. Questi soggetti poi – sole con 8 ore di corso – lavorano e/o aprono palestre di Fitness, Wellness, Body Building ecc., in questo modo vengono attivate e disseminate artatamente in tutto il territorio nazionale strutture surrettizie atte a svolgere, almeno potenzialmente, pressoché le “medesime” funzioni in termini di offerta di quelle proposte dai laureati in Scienze Motorie. Questi ultimi invece, dal canto loro, attendono 3, 5 e anche 7 anni di studi universitari tra ricerca e didattica, attraverso 5.000, 9.000, 12.000 ore di studi solo universitari per formarsi. A ciò vi è poi da aggiungere la formazione personale, non che ovviamente tutti gli esami previsti dai Corsi di laurea tra medicina, psicologia, pedagogia, diritto e legislazione, non che tutti gli esami pratici e tecnico sportivi, più i vari tirocini.
10 – IL COSTO ECONOMICO: MENO LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE IN PALESTRA UGUALE PIÙ MALATI NEI NOSOCOMI E PIÙ DOPING AMATORIALE CIRCOLANTE
Il quadro professionale decisamente drammatico dei dottori in Scienze Motorie si aggrava per gli utenti delle “palestre” gestite dagli operatori con 8 ore di corso. Questi utenti vengono destinati loro malgrado ad una “roulette russa” dove il sedicente “istruttore” di fitness di turno di oggi, per quanto simpatico, bravo e coinvolgente – non avendo le basi tecniche, fisiologiche e gnoseologiche necessarie per insegnare – può essere così il prodromo solenne – e silente – dell’artrosi secondaria di domani. Un circolo vizioso troppo pericoloso che anche al netto del triste e dilagante fenomeno del doping amatoriale tra gli adulti – ed ormai con la “Web generation” pure tra gli adolescenti – non che della facile reperibilità di farmaci scaduti e spesso contraffatti, è diventato un problema serio che va assolutamente fermato. Le Scienze Motorie, attraverso un percorso universitario scientifico, rigoroso, disciplinato e concreto, sono perfettamente in grado di sgomberare il campo da effetti prodromici di nocumento sugli utenti delle palestre, come, da veri professionisti, contribuire attivamente e preventivamente ad arrestare il fenomeno dilagante del doping amatoriale in campo ed in palestra.
11 – ANCHE GLI ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA VOGLIONO FARE LE “AFA” MA CON 8 ORE DI CORSO CONTRO LE 9.000 ORE DI BASE DELLE SCIENZE MOTORIE
In questa situazione di per se’ già grottesca, come se non bastasse, si va ad aggiungere adesso, dato piuttosto recente, anche l’abuso (perché di altro non può trattarsi), delle “attività motorie per la terza età” e cioè senza tante parafrasi le – “AFA” dei laureati in Scienze Motorie – condotte però da parte dei sedicenti “tecnici” licenziati come tali da queste fantomatiche “associazioni” che a loro volta sono poi aderenti agli Enti di Promozione Sportiva (EPS), i quali poi sono riconosciuti dal CONI. Il Comitato Olimpico Nazionale, molto abilmente in questo gioco di “scatole cinesi”, fa finta di disconoscere tutto questo “humus” sul quale esso stesso poggia e sul quale economicamente si regge. Cosi, attraverso il silenzio-assenso formale del CONI e l’intricato, ma molto abile ripetiamo, gioco di “matrioske” rappresentato dalla triade: “CONI – EPS – PRIVATI,” vengono sfruttati i grandi numeri economici in constante crescita a favore dell’Attività fisica amatoriale, la quale viene condotta per almeno il 90% dei casi se non più, da personale non qualificato, ossia NON titolare di laurea in Scienze Motorie. Si distruggono così da un lato un settore professionale molto delicato, quello delle Scienze Motorie, il quale è stato dalle Istituzioni – alle Scienze Motorie – e non ad altri dedicato e conferito, non che si mette, dall’altro, seriamente a rischio l’incolumità pubblica – del tutto ignara – di tali vicendevoli risvolti istituzionali e dei quali i silenti colpevoli sono la Politica ed il vulnus legislativo che l’accompagna in questa delicata professione delle Scienze Motorie. In questo proliferare di abusi ed incompatibili sovrapposizioni “CONI-EPS-PRIVATI / Scienze Motorie“, tutte ai danni dei laureati in Scienze Motorie ovviamente, pagano direttamente ed indirettamente – e per ben due volte – i Cittadini dello Stato: tanto quanto “Società civile” subendo direttamente l’abuso, quanto “Stato Apparato” al quale spetta sanare, a breve od a lungo termine, tutti i danni ortopedici causati dalla – scarsa “igiene Motoria” – prodotta dai sedicenti “istruttori” CONI-EPS-PRIVATI. I praticanti italiani neppure di “Sport agonistico, anche amatoriale o propriamente detto” – bensì di “Attività Motorie” – sono ormai milioni, si stima che siano circa due milioni all’anno i frequentatori assidui di palestre di “Fitness”, “Wellness”, “Spa e Centri Benessere”, nelle quali al loro interno NON vengono svolte attività sportive, o ricreative, od estetiche, od olistiche come ci si aspetterebbe, bensì vere e proprie – “Attività Motorie” – talvolta pure “Adattate”. Questi utenti, totalmente ignari, si affidano loro malgrado e nella quasi totalità dei casi a palestre e centri sportivi attivati ed esercitanti in – totale ASSENZA – di personale laureato in Scienze Motorie. Tutti costoro sono “rei”, ahi loro, solo di non conoscere queste ataviche e pericolose lacune che lo Stato – almeno dal 1998 – data di “nascita” delle Scienze Motorie, ha lasciato pericolosamente scoperte e disattese.
12 – CHI SIAMO, COSA CHIEDIAMO ALLA POLITICA, COSA DESIDERIAMO PER IL BENE DEI CITTADINI
Per tutto ciò CHIEDIAMO alla Politica, alle Università, alle Istituzioni, ai Ministeri preposti, agli Organi di controllo a tutti i livelli, agli Enti locali, alle Forze dell’Ordine e di Polizia ed al Comitato Universitario Nazionale:
l’INSERIMENTO del laureato in Scienze Motorie all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – nelle sue precipue funzioni e peculiarità professionali, non sovrapposte ne’ sovrapponibili ad altre professioni già esistenti. L’Esercizio fisico, così come le Attività Motorie Preventive ed Adattate, vanno considerati alla stregua di veri e propri farmaci da somministrare “cum scientia et conscientia” a tutti i soggetti, fragili e non che ne necessitino. Tale somministrazione va effettuata, per il bene dell’incolumità Pubblica – unicamente – da parte dei dottori e dei dottori magistrali in Scienze Motorie.
GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE
Cordialmente,
Dott. Luca BARBIN – Presidente nazionale DMSA
Prof. Alda BOCCINI – Vice Presidente DMSA
Prof. Michela FOLLI – Vice Presidente DMSA
Dott. Giorgio PASETTO – Segretario nazionale DMSA
CALCIO, DOPING, SOSPETTI E SFORTUNATE FATALITA’
BERNSTEIN 4.0
Spot Radio: bernstein-4-0
ALLE ORIGINI DELLA SINDROME MIOFASCIALE: LOMBARE E CERVICALE
INTRODUZIONE:
La scarsa mobilità porta a squilibri muscolari per tre ragioni fondamentali:
- INIBIZIONE RECIPROCA – E’ la risposta neuromuscolare che accade quando un muscolo teso riduce l’impulso nervoso verso il suo antagonista funzionale. Questo effetto conduce gradualmente a modelli di compensazione e a probabili problematiche;
- DOMINIO SINERGICO – E’ la risposta neuromuscolare che avviene quando i muscoli sinergici, stabilizzatori si fanno carico del lavoro dei muscoli principali deboli o inibiti;
- INIBIZIONE ARTROCINETICA – E’ l’effetto neuromuscolare che avviene quando un muscolo è inibito da qualche disfunzione delle articolazioni o delle capsule articolari SQUILIBRI MUSCOLARI. Gli squilibri muscolari sono prevalentemente causati da uno stile di vita sedentario che determina una mancanza di varietà di movimenti o da prolungate posture statiche o stressanti (banalmente troppo tempo passato seduti, in piedi o per aver camminato a lungo su superfici lineari). Queste situazioni conducono a muscoli posturali accorciati e ad indebolire e inibire i muscoli fasici. Il riflesso neuromotorio di accorciamento di un muscolo (es: ileopsoas) porta alla inibizione neuromotoria dei muscoli antagonisti (grande gluteo). (Libenson C. 1996)LOWER CROSSED SYNDROME (SINDROME MIOFASCIALE LOMBARE)La Lower Crossed Syndrome rappresenta un gruppo di muscoli deboli combinato con un gruppo di muscoli iperattivi o accorciati (contratti); questa situazione crea nella zona lombare uno schema prevedibile di movimento che sarà causa di problemi articolari. (Janda V. 1988)
Quando un muscolo è contratto o accorciato per un periodo prolungato, causa di riflesso una inibizione o un indebolimento dei muscoli del lato opposto (inibizione reciproca).
Per fare un esempio pratico, se una persona rimane otto ore seduta tutti i giorni su una scrivania, gradualmente i flessori dell’anca (ileopsoas) si accorceranno, il sistema nervoso automanicamente spegnerà gli impulsi sui glutei ed andrà ad inibire la muscolatura. I glutei di conseguenza non lavoreranno in maniera idonea e di conseguenza il SNC demandarà il compito ai muscoli sinergici come gli ischiocrurali e quelli della zona lombare (erettori del rachide) per aiutare i glutei nella estensione dell’anca. In sintensi si andranno a creare degli schemi motori non idonei.
Il modello muscolare più comunemente osservato da Janda ha preso il nome della sindrome della catena muscolare inferiore. Questa sindrome rappresenta la combinazione dell’accorciamento dei flessori dell’anca, dei muscoli lombari, associato ad addominali e glutei deboli.
Questa situazione porta ad una iperlordosi lombare, ipotonia addominale, glutei “appiattiti” e ipotrofici e il conseguente dolore lombare.
QUALI SONO I MUSCOLI ACCORCIATI E CONTRATTI ?
Ileopsoas, erettori del rachide lombare, tensore della fascia lata, quadrato dei lombi
QUALI QUELLI DEBOLI ?
Grande gluteo, retti addominali, medio gluteo.
Mutatis mutandis……
UPPER CROSSED SYNDROME (SINDROME MIOFASCIALE CERVICALE)
Se una persona rimane otto ore seduta tutti i giorni su una scrivania, gradualmente i flessori del collo si accorceranno, il sistema nervoso automaticamente spegnerà gli impulsi sui dorsali ed andrà ad inibire la muscolatura. I dorsali così di conseguenza non lavoreranno in maniera idonea e il SNC demanderà il compito ai muscoli sinergici come l’elevatore della scapola e il trapezio superiore per aiutare il trapezio medio e inferiore e il gran dentato nella estensione del dorso. In sintesi si andranno a creare degli schemi motori non idonei.
Il modello muscolare osservato ha preso il nome della sindrome della catena muscolare superiore. Questa sindrome rappresenta la combinazione dell’accorciamento dei flessori del collo, dei pettorali e muscoli sub-occipitali, associato a trapezio, romboidi e gran dentato deboli.
Il classico lavoro d’ufficio ed in auto ci richiede di restare seduti a lungo e questa condizione può avere numerosi effetti negativi sul corpo. Per prevenire e ridurre questo tipo di problemi, è necessario muoversi di più e muoversi meglio (ginnastica preventiva ed adattata).
Il consiglio che quindi possiamo dare è di evitare di rimanere seduti a lungo per troppo tempo. Quello che semplicemente possiamo suggerire è di alzarsi per eseguire brevi camminate.
Si tratta di piccoli cambiamenti che possono aiutare a rendere più attivo il tempo passato al lavoro.
EPICONDILITE O “GOMITO DEL TENNISTA”
Il termine epicondilite del gomito si riferisce ad una sindrome dolorosa localizzata all’epicondilo laterale del gomito ed è secondaria all’insulto micro-traumatico dei tendini dei muscoli epicondiloidei che sono gli estensori del polso a livello della loro inserzione prossimale (tendinite “inserzionale”).
E’ una patologia infiammatoria che, anche se abbastanza comune e spesso invalidante a causa della sintomatologia spesso modesta nelle fasi iniziali, è sottovalutata e giudicata come qualcosa di clinicamente banale; al contrario, le difficoltà terapeutiche e la frequenza delle recidive richiedono una valutazione attenta e l’applicazione di misure preventive.
Le varie forme di epicondilite rientrano nella generica categoria delle patologie di origine meccanica sull’inserzione dei tendini.
La causa scatenante può essere un singolo trauma o, più frequentemente, una serie ripetuta di micro-traumi.
La presenza di fattori facilitanti sia interni che esterni deve essere presa in considerazione: ad esempio il sovraccarico funzionale, in particolare se associato ad una limitata estensibilità e/o capacità contrattile dei muscoli dell’avambraccio, è uno dei fattori più importanti. Allo stesso modo appare importante la predisposizione individuale come fattore causale delle patologie dei tendini in generale e dell’epicondilite in particolare. Infatti, stessi fattori meccanici non producono quadri patologici uguali, in quanto per ogni individuo si modifica il substrato anatomico, bioumorale e metabolico, su cui agisce la causa patogena, determinando una differente reazione individuale e le relative manifestazioni cliniche.
I più importanti fattori esterni che possono causare l’epicondilite sono:
1) il livello di abilità tecnica: l’epicondilite è più frequente fra gli atleti di basso livello e tra i giocatori occasionali di tennis che fra i professionisti, anche se essi si allenano molte ore ogni giorno. È chiaro che il corretto movimento tecnico, sostenuto da un corretto equilibro dei muscoli agonisti ed antagonisti, riduce al minimo il rischio di danno dovuto allo stimolo funzionale.
2) L’impugnatura: essa condiziona i movimenti di flessione ed estensione del polso e, di conseguenza, determina il grado di sovraccarico funzionale applicato sui tendini che s’inseriscono a livello del gomito.
La fascia d’età più frequentemente colpita da questa patologia è quella dell’adulto definito “maturo”, cioè, uomini e donne fra 30 e 50 anni. Compare più frequentemente fra i dilettanti che fra i professionisti ed i semi-professionisti.
L’epicondilite è caratterizzata da dolore al gomito, che può irradiarsi ai muscoli dell’avambraccio ed aumentare durante l’estensione del polso e della mano. Nella fase iniziale il dolore compare solitamente durante il movimento tecnico o mentre si solleva un peso. Successivamente persino le azioni giornaliere ordinarie, come la stretta di mano, lo scrivere, l’apertura di uno sportello o il sollevare una bottiglia, possono causare dolore acuto e intenso a livello dell’inserzione osteotendinea epicondiloidea dei muscoli dell’avambraccio.
Obiettivamente, la pressione sull’epicondilo laterale causa un dolore acuto; anche le manovre di estensione contro resistenza del polso e del terzo dito della mano risvegliano il dolore (figura 1).
Fig. 1
TRATTAMENTO
Da subito risultano particolarmente efficaci le onde d’urto focali a livello dell’epicondilo e radiali sul ventre muscolare e sulle fasce.
Durante il trattamento il paziente deve ridurre l’attività sportiva specifica.
Le terapie fisiche strumentali di ultima generazione come: laserterapia e tecarterapia sono coadiuvanti al trattamento elettivo effettuato con le onde d’urto.
E’ molto importante che, una volta cessato il dolore e verificato il recupero attivo, la ripresa della normale pratica sportiva avvenga in associazione ad un periodo idoneo e sufficiente di tonificazione muscolare, che dovrà consistere in esercitazioni di forza (contrazioni isometriche ed isotoniche che coinvolgano i muscoli dell’avambraccio, sia concentriche che eccentriche) alternate ad esercizi di allungamento (figure 2-3).
Figg. 2-3
In questo modo saranno ridotti i rischi di recidive. Al contrario le recidive si avranno in particolare quando gli atleti, non avvertendo più dolore e ritenendosi guariti, riprenderanno a giocare senza seguire le istruzioni preventive descritte in precedenza.
CURRICULUM VITAE GIORGIO PASETTO – Italiano
COGNOME: PASETTO NOME: GIORGIO DATA DI NASCITA: 06/10/1967 LUOGO DI NASCITA: Verona (Italia) RESIDENZA: Via delle ginestre 10/a , Negrar (VR), 37024, Italy TELEFONO CELLULARE: 0039-338-8186818
FORMAZIONE: Diploma di ragioniere e perito commerciale (Istituto Tecnico Commerciale Anton Maria Lorgna, Verona); Diploma, I.S.E.F. (Istituto superiore di educazione fisica, Verona); Laurea magistrale in scienze motorie (Università di Verona); Laurea in scienze osteopatiche (Uniludes Lugano, Svizzera); Laurea in fisioterapia (UEM, Madrid, Spain).
CORSI: Corso di perfezionamento in chinesiologia e chinesiologia rieducativa (facoltà di medicina e chirurgia, Università di Chieti); Master in Shoulder and Knee Rehabilitation in Sports Medicine (Miami).
ESPERIENZE LAVORATIVE:
Dal 01/06/1997 al 30/09/2000 direttore generale dello Sporting Club Arbizzano;
Dal 1997 al 2010: Consulente di società professionistiche: Chievo Verona (serie A e B); Scaligera Basket (serie A e B); BluVolleyVerona (serie A e A2); Verona Volley Femminile (serie A2); Hellas Verona (serie A, B e C); Mantova calcio (serie B), Cus Verona Rugby (serie B e A), Valpolicella Rugby (serie A e B); Dal 1996 al 2018: Direttore generale Centro Bernstein – www.centrobernstein.it; Dal 2002 al 2004: Docente a contratto presso la facoltà di scienze motorie Università di Verona; Dal 2006 al 2018: Segretario nazionale D.M.S.A. (Doctors in Movement Science Association – www.dmsa.it); Dal 2010 al 2015: Osteopata and Biomecanico della nazionale Italiana di golf; Dal 2012 al 2015: Coordinatore sanitario Bluvolley Verona serie A1; Dal 2012 al 2017: Consigliere comunale a Verona; Dal 2014 Direttore tecnico area medical fitness e sanitaria presso il parco termale di Villa dei Cedri Dal 2018: Responsabile sviluppo sportivo-turistico del parco termale di Villa dei Cedri.
Iscritto al ROI (Registro Italiano Osteopati) tessera n.4013 dal 2016
PUBBLICAZIONI: Giorgio Pasetto, Ottavio Bosello, Costruisci la tua salute, 2012. http://www.giorgiopasetto.it/?p=1581
LINGUE: Inglese (B1+), Spagnolo (A2)