gennaio 28, 2013

E i Contributi silenti…. Cara Fornero ?

Dobbiamo tutti essere grati a Italia Oggi, che ha deciso di dedicare la sua prima pagina alla questione dei contributi silenti (“Milioni di pensioni negate”, il titolo). Fermo restando che il quotidiano è, oltre a Radio Radicale, l’unica testata ad avere informato con regolarità i propri lettori sulla campagna per il diritto alla restituzione dei contributi silenti, promossa da Radicali italiani insieme all’Ancot, la domanda è: a fronte della cifra – dieci miliardi di euro! – risultante dai calcoli effettuati da Italia Oggi, cosa risponde il governo? Cosa risponde il Direttore generale Mauro Nori, che negò l’esistenza stessa del problema nel corso di un incontro con la delegazione di Radicali italiani? Cosa risponde il pluristipendiato (e, c’è da scommetterci, in futuro pluripensionato) Presidente e Commmissario straordinario dell’Inps, Antonio Mastrapasqua?

Radicali italiani ha dedicato al problema oltre due anni di campagna, mentre con il deputato radicale Maurizio Turco abbiamo presentato sin dall’agosto 2008 una proposta di legge e diverse interrogazioni parlamentari per fare chiarezza e risolvere il problema: le interrogazioni sono rimaste tutte senza risposta, mentre la proposta di legge è stata ignorata da tutti (n.b. tutti, dal PDL al PD) i gruppi. Perché senza risposta? Perché chiedevamo i dati, chiedevamo di sapere. E tutti coloro che hanno pagato fior di quattrini – facendo fior di s-a-c-r-i-f-i-c-i – hanno il diritto:

a) di sapere che i loro soldi vengono usati per pagare le pensioni di altri più fortunati, mentre loro una pensione non l’avranno o dovranno accontentarsi della pensione sociale (è il metodo-Italia: tolgo a chi ha di meno per dare a chi ha di più);

b)di evitare che continui ad accadere quanto descritto al punto a, e questo è possibile o stabilendo che ogni centesimo versato deve essere tenuto in considerazione, e senza ulteriori oneri (ho già pagato: perché per fare la ricongiunzione, ad esempio, devo pagare un’altra volta? Altra questione su cui Elsa Fornero avrebbe potuto essere più… tecnica, informandosi per tempo e riattaccando la spina alla presa della vita reale).

Se non si risolve il problema, nel giro di pochi anni intorno alle nostre città rischiamo di avere delle bidonvilles alla sudamericana (e non solo quelle…). Questa volta che pensano di fare Mastrapasqua, Nori e il governo? Proseguono lo sciopero del silenzio o ci dicono qualcosa di ufficiale e possibilmente attendibile?

gennaio 28, 2013

Perché andare a votare?

Le liste le hanno fatte i capi di partito e l’elezione dei candidati dipende dalla posizione in lista, perciò anche stavolta avremo un parlamento di nominati che non saranno eletti dai Cittadini.

Il Pd e il M5S hanno fatto le primarie, ma se IL PD avesse voluto realmente mettere nelle mani degli elettori la possibilità di designare i propri rappresentanti, avrebbe fatto in modo di cambiare la legge elettorale.

I partiti si sono trovati in accordo (pur avendo avuto cinque anni di tempo per cambiarla) a mantenere il “Porcellum”.

La cosa tristissima è che con i sondaggi in mano sanno già chi saranno i deputati ed i senatori.

Perciò, dopo essersi riempiti la bocca parlando di rinnovamento, di trasparenza, di giovani, di donne, di meritocrazia e tante altre “minchiate”, hanno già deciso loro chi andrà a “rappresentare il popolo”.

Fanno finta di litigare, ma poi la sostanza è che “la Casta” detiene il controllo del potere e del Popolo.

Leggendo le liste, anche quelle nuove, ci sono per lo più personaggi incapaci di amministrare, ma assai abili ad ingraziarsi i rispettivi capi, con tutte le arti della seduzione.

Queste elezioni sono a mio avviso inutili e ci riporteranno alle urne, spero con una nuova legge elettorale.

Siamo in una democrazia svuotata dove è svuotato il significato democratico del voto.

Finchè non potremo scegliere noi Cittadini chi ci rappresenta sarà inutile andare a votare!

 

gennaio 23, 2013

Oggi in discussione nella V^ Commissione del Comune di Verona

Proposta di Deliberazione, oggetto: salute e igiene pubblica – atto di indirizzo in materia di “Qualità della vita, benessere e salute a Verona”

(Il Consigliere Pasetto illustra la proposta.)

Signori Consiglieri

Il Comune di Verona vuole migliorare la salute e la qualità della vita dei suoi cittadini.

La “salute” di un cittadino rappresenta un vantaggio non solo per lui ma anche per la collettività. Questo è il punto di partenza “moderno”, che eleva l’attenzione della libertà di scelta puramente individuale e ne condivide le sue ricadute sociali ed economiche.

La sostenibilità economico/finanziaria del SSN è una delle principali preoccupazioni del governo che ne enfatizza in ogni occasione la criticità. L’aumento progressivo della popolazione anziana, con i relativi effetti di compromissione fisica e cognitiva se non accompagnati da adeguate politiche pubbliche locali che ne riducano l’impatto negativo determinerà, nella situazione demografica in corso, ulteriori difficoltà di finanziamento del sistema.

Un cittadino con sane abitudini di vita è generalmente un cittadino che costa meno alla Sanità, che si sposta frequentemente a piedi o in bicicletta, che può accedere agli edifici senza gravi difficoltà, che si sente in equilibrio psicofisico e capace di avere una vita sociale, che più probabilmente partecipa attivamente ad attività urbane, che si sente più spinto ad approfondire le proprie conoscenze e che, maggiormente integrato nel tessuto socio-culturale locale, lo alimenta con la propria personalità e creatività.

Vi sono buone probabilità che questo cittadino invecchi in modo attivo.

Per raggiungere questo scopo intende promuovere un insieme d’iniziative e azioni sui diversi fattori responsabili di perdita, di riduzione, di scarsa attenzione alla salute.

Azioni ed obiettivi

Con il fine di perseguire tali obiettivi, il Comune di Verona intende applicare un approccio integrato, agendo particolarmente sui suoi servizi, per favorire e incrementare la consapevolezza specifica dei cittadini sul bene fondamentale della salute, stimolandoli a prendere decisioni informate.

Il Comune di Verona s’impegna a raggiungere lo scopo in premessa attraverso una maggiore attenzione al tema del benessere e della qualità della vita dei cittadini veronesi,  favorendo un maggior coordinamento delle attività delle Amministrazioni pubbliche che operano a livello territoriale, un maggior coinvolgimento dei Privati che operano a livello commerciale e una più marcata integrazione delle attività operative dei servizi e settori comunali al fine di ridurre significativamente: sedentarietà, obesità, tabagismo, alcolismo, mediante realizzazione di specifici Piani di intervento.

Si propone quindi che l’Amministrazione comunale, attingendo alle migliori esperienze internazionali, si impegni a far proprie entro 18 mesi dall’adozione della presente delibera specifiche linee guida di contrasto dei fenomeni della sedentarietà, obesità, tabagismo, alcolismo. Si impegna, inoltre, ad attivare un apposito programma di monitoraggio dei fenomeni in questione e di educazione permanente

Il cittadino deve “recepire” che l’Amministrazione è attenta al suo benessere e favorisce la sua capacità di prendere decisioni consapevoli e informate

Sempre entro 18 mesi dall’approvazione della presente proposta di delibera l’Amministrazione dovrà attivare concrete iniziative in tal senso, quali ad esempio:

a) Organizzare e gestire una campagna educativo/informativa per accrescere e diffondere cultura e consapevolezza;

b) Collaborare con l’Azienda Sanitaria Locale, l’Università di Verona, le varie associazioni e le palestre del territorio;

c) Definire l’approccio scientifico dell’Ente al problema;

d) Intervenire su regolamenti e capitolati comunali, introducendo proposte preferenziali e suggerimenti

Definire l’approccio scientifico dell’Ente al problema

Il Comune di Verona può dare un contributo importante a livello di approccio metodologico al problema mediante raccolta di informazioni scientifiche, soprattutto dall’Università e dall’ASL. Elaborando dati statistici aggiornati può mettere a disposizione dei decisori politici locali dei modelli di simulazione di scelte politiche e sociali. Le previsioni potranno essere effettuate sulla base dell’evoluzione demografica veronese, che evidenzi  il trend possibile e/o auspicabile dei saldi demografici locali. Alla popolazione totale-prevista-auspicata, nel periodo considerato, verrà applicato un tasso variabile di obesità-tabagismo-alcolismo ecc. ed un tasso variabile di correzione (target) degli stessi fattori. La simulazione permetterà di valutare gli impatti possibili delle politiche pubbliche locali a contrasto dei fenomeni considerati. Questo strumento previsionale tenuto in grande considerazione in Europa e nel mondo definirà l’approccio scientifico dell’Ente al problema e, come un “atout”, permetterà al Comune di proporsi come modello per altre Amministrazioni.

L’importanza della “misurabilità” dei risultati di qualsiasi intervento pone l’accento sulla necessità di disporre di strumenti di “risposta”, in grado di correggere o intensificare, ad esempio, l’intervento stesso. Richiede anche, e soprattutto, di costruire un sistema-Osservatorio della salute, in cui dovranno essere rappresentati i portatori di interesse locali: il sistema sarà guidato dal Sindaco, a cui deve essere attribuita non solo la funzione di raccolta e stima dei dati, ma anche il potere di normare in conseguenza, sul territorio, su questo tema specifico

Organizzare e gestire una campagna educativo/informativa per accrescere e diffondere cultura e consapevolezza

L’Amministrazione si costituirà parte attiva per accrescere la consapevolezza locale, puntando a un’azione capillare informativa – educativa.

Potrà farlo rivolgendosi, in modo particolare, alle nuove generazioni con momenti d’incontro presso le scuole, luogo privilegiato per l’approfondimento culturale. Potrà essere proposto l’inserimento tra gli argomenti di studio l’”educazione a un corretto stile di vita”.

L’Amministrazione si rivolgerà ai genitori, attraverso Newsletter che saranno spedite per e-mail alle famiglie e distribuite in versione cartacea presso le farmacie.

Infine, potrà rivolgersi ai formatori, favorendo l’organizzazione e la diffusione di corsi tenuti da esperti per potenziare al massimo la preparazione degli insegnanti. Al riguardo, l’Amministrazione potrebbe valutare la possibilità di stabilire un protocollo di collaborazione con strutture di alta formazione e con organizzazioni che si occupano di divulgazione di contenuti scientifici.

Un documento d’indirizzo dell’Amministrazione potrà stabilire condizioni per il coinvolgimento dei media (giornali, radio e tv) locali come attori importanti nella rappresentazione della quotidianità, attribuendo loro responsabilità di approfondimento, aggiornamento costante, ampliamento della possibilità di dibattito soprattutto a livello locale

Collaborare con l’Azienda Sanitaria Locale, l’Università di Verona, le associazioni e le palestre del territorio.

L’Amministrazione potrà attivare un’apposita struttura di coordinamento INTERSETTORIALE a presidio delle politiche urbane per la qualità della vita. Inoltre appoggerà e favorirà la diffusione dei risultati delle iniziative già da tempo intraprese dall’Azienda Sanitaria Locale in materia di linee guida di prevenzione, includendo informazione specifica nelle Newsletter, patrocinando convegni locali, condividendo eventuali progetti futuri sul tema.

Una stretta collaborazione con l’Università permetterà di acquisire una visione specialistica delle tematiche trattate, oltre ad aumentare la possibilità di diffusione di contenuti di elevato livello scientifico e operativo.

La pratica motoria potrà essere incoraggiata attraverso meccanismi d’incentivazione non economica alle associazioni e alle palestre, per spingerle ad attivare terapie fisiche individuali e di gruppo a prezzi calmierati, con possibilità di agevolazioni e pagamenti rateali, per obiettivi specifici. Così facendo, saranno rese accessibili le palestre anche ai meno abbienti. A supporto del cambiamento che l’Amministrazione vuole indurre si dovrà sempre prevedere specifiche azioni per il coinvolgimento di sponsors.

In questo contesto, si potrà inserire anche il progetto  “Palestre sicure”, per iniziativa di DMSA ( Associazione Dottori in Scienze Motorie), e in risposta alla necessità di cooperare in rete con i portatori di interesse locale. Tra le finalità del progetto si potrebbero includere quelle di promuovere la sicurezza degli utenti delle palestre, divulgare uno stile di vita sano e consapevole, diffondere un’informazione orientata a modificare comportamenti inadeguati all’origine di malattie degenerative.

Alla rete potranno quindi aderire il Comune, l’Università, L’Azienda Sanitaria Locale, le  Palestre del territorio, le Farmacie e il mondo associativo. Ciascun partner avrà un ruolo specifico nel progetto, che offrirà l’opportunità a tutti i partecipanti di intervenire su una molteplicità di aspetti, riconducibili a qualità e  sicurezza, in riferimento a caratteristiche ambientali e strutturali di salubrità, rispetto di norme edilizie, rispetto di norme di sicurezza e igienico-sanitarie, dotazione di attrezzatura medico-sanitaria per il pronto intervento, qualifica ed esperienza del personale, prevenzione contro il ricorso a doping e ad abuso di integratori, formazione all’uso del defibrillatore, ecc.

Intervenire su regolamenti e capitolati, introducendo proposte preferenziali e suggerimenti

L’Amministrazione potrà agire direttamente su propri regolamenti di vario tipo.

Ad esempio, in ambito edilizio potranno essere introdotti criteri atti a favorire abitudini salutari dei residenti.

Le palestre e gli impianti sportivi potranno introdurre protocolli volontari basati su nuovi principi di sicurezza per la pratica motoria sia libera sia guidata. L’arredo urbano potrà favorire la vivibilità della città, gli spostamenti a piedi e l’aggregazione, prevedendo la realizzazione di ulteriori piccole aree verdi, passeggiate protette, e installazione di ulteriori panchine per favorire la sosta, in particolare di anziani e bambini, durante i percorsi.

Per incoraggiare la pedonalità, potranno essere introdotte misure di salvaguardia: ad esempio, allargando i marciapiedi in alcune aree che si prestano particolarmente al cammino, rimuovendo gli ostacoli installati sui marciapiedi se questi sono troppo stretti, sensibilizzando i cittadini ad evitare il parcheggio sui marciapiedi, e altri provvedimenti analoghi.

Si potrà agire sui criteri dei capitolati in uso all’Amministrazione per la fornitura di servizi di ristorazione negli uffici comunali, compresi i distributori automatici. I prodotti venduti confezionati potranno rispondere a requisiti  che ne permettano l’immediata valutazione da parte dell’acquirente della loro composizione e dell’apporto calorico; si potranno privilegiare cibi equilibrati dal punto di vista nutrizionale. Potrà essere richiesta la certificazione di provenienza delle materie prime, preferibilmente locale; potrà essere favorita la freschezza rispetto ai cibi conservati e ricchi di additivi. L’Azienda Sanitaria Locale potrebbe fornire un elenco di caratteristiche da rispettare, e il Comune potrebbe includerle come condizione necessaria da rispettare per ottenere l’autorizzazione all’erogazione.

Eventuali suggerimenti nutrizionali si ispireranno alle caratteristiche della Dieta Mediterranea, tuttora considerata la più adatta per la salvaguardia della salute. La scelta degli alimenti, ad esempio per le mense scolastiche, cadrà su cibi semplici e il meno elaborati possibile.

Ciò premesso:

La prospettiva reale di una società mediamente sempre più “vecchia” deve prendere in considerazione la necessità del prolungamento di condizioni di salute orientate all’autonomia. In caso contrario, il sistema socioeconomico avrà sempre maggiori difficoltà nel sostenere il carico di persone con graduale riduzione della capacità di affrontare gli stress ambientali e sociali, perchè indebolite dall’insorgenza del concatenarsi di patologie e sempre più “isolate”, sino alla perdita di autonomia fisica e psichica e incapaci di padroneggiare la propria vita.

L’Amministrazione può contribuire in modo significativo, con le più diverse decisioni operative in tema di lavoro, mobilità, pianificazione, offerta di servizi, ecc, ad educare i cittadini a guardare con maggior attenzione alla loro salute, ricordando che l’indipendenza genera sempre nuova energia mentre la dipendenza la consuma soltanto”.

Viste le Linee programmatiche di mandato amministrativo 2007 -2013

Viste le politiche sociali della Commissione Europea inerenti per il 2012 Anno europeo per l’invecchiamento attivo ed il dialogo intergenerazionale e per il 2013 Anno europeo del cittadino;

Il Consiglio Comunale

Preso atto che sulla proposta, che costituisce mero atto di indirizzo, ai sensi e per gli effetti dell’art. 49, primo comma del D.Lgs 18.08.2000, n. 267, non deve essere espresso alcun parere di regolarità tecnico- contabile

Delibera 

1        di approvare l’atto di indirizzo presentato;

2        di invitare la Giunta ad approfondirne le proposte valutandone fattibilità ed esigenze operative.

 

 

PROGETTO “PALESTRE VERONA”

 Premessa

Il progetto “Palestre Verona “ nasce dall’esigenza di creare una rete di enti e strutture in grado di cooperare tra loro al fine di mettere al centro dell’attenzione il cittadino, ovvero l’utente stesso dei centri per l’attività motoria, mediante la creazione di una valida collaborazione tra Università, Dipartimento di Prevenzione ULSS 20, Comune, Palestre del territorio, Farmacie e mondo associativo, per far sì che l’attività motoria possa essere un valido strumento di promozione della salute, di prevenzione e cura di patologie cronico degenerative, promuovendo e valorizzando l’importanza di assumere un corretto stile di vita, ma anche di prevenire e contrastare tra i frequentatori delle palestre e dei centri fitness l’utilizzazione e la diffusione di sostanze dopanti, assicurando un modello di buona gestione complessiva mirato al miglioramento dello stato di salute e di benessere degli utenti.

Più in generale, il progetto si propone di valorizzare il ruolo di tali centri nella promozione di un’attività che tuteli la sicurezza degli utenti e che miri alla promozione di uno stile di vita sano e consapevole, promuovendo campagne informative che mirino a modificare comportamenti inadeguati che favoriscono l’insorgere di malattie degenerative .

Ciascuno degli enti coinvolti avrà un ruolo specifico che nel corso del progetto sarà adeguatamente descritto.

OBIETTIVI GENERALI

In realtà, la qualità del servizio erogato dalle palestre e dai centri fitness ha una valenza educativa nel promuovere tra gli utenti uno stile di vita sano, anche contrastando l’eventuale abuso di sostanze e farmaci dopanti. Il progetto va, dunque, inteso come una rilevante opportunità di intervenire su una molteplicità di aspetti riconducibili a due macrobiettivi:

a)      La qualità e la sicurezza delle esercitazioni proposte agli utenti

b)      La promozione tra gli stessi di uno stile di vita sano

Il primo macrobiettivo riguarda i seguenti aspetti:

-          la qualità della valutazione iniziale dell’utente;

-          la verifica periodica della sua condizione fisica, attraverso test ripetibili e significativi;

-          la corretta esecuzione delle esercitazioni e la prevenzione dei traumatismi;

-          la capacità di riconoscere problematiche di competenza sanitaria;

-          la necessità di una visita medica, come previsto per legge.

Il secondo macrobiettivo è riferito ai seguenti aspetti:

-          l’educazione ad uno stile di vita attivo e la promozione presso gli utenti di corrette abitudini alimentari evitando l’uso del tabacco, l’abuso di alcol  e  il consumo di sostanze psicoattive illecite come previsto dal DPCM “Guadagnare Salute” del 2007  ;

-          l’educazione al corretto uso dei farmaci limitato alle esigenze terapeutiche comprovate da prescrizione medica; in particolare, attraverso una sistematica informazione e sensibilizzazione, si può mirare all’eliminazione della domanda di farmaci scorrettamente collegati con l’attività fisica, come i farmaci dopanti, gli anoressizzanti e l’abuso di farmaci antinfiammatori e analgesici e l’uso scorretto di integratori;

-          l’abitudine ad un regolare esercizio fisico come strumento di prevenzione e cura rispetto alle patologie cronico-degenerative.  Riteniamo fondamentale che per tali patologie, l’esercizio fisico sia condotto da personale adeguatamente formato, ovvero da dottori in Scienze Motorie, i quali seguono uno specifico corso di Laurea triennale o specialistico/magistrale.

Il progetto, frutto della collaborazione tra diverse Istituzioni pubbliche e soggetti privati, manifesta le seguenti peculiarità:

  • rappresenta l’impegno concreto delle pubbliche Istituzioni territoriali, verso la protezione della salute pubblica e a tutela del diritto dei cittadini a svolgere una pratica sportiva limitando i rischi ed utile per promuovere un corretto stile di vita;
  • costituisce un esempio di alleanza tra le pubbliche Istituzioni e i gestori delle palestre e dei centri fitness che, aderendo volontariamente al progetto e completandone il percorso, adotteranno, al termine, un marchio da esporre al pubblico ed utilizzabile anche nella promozione commerciale della propria attività. Il valore aggiunto dell’adesione al progetto, infatti, sarà dato anche dalla visibilità che si vuole dare all’iniziativa tra i cittadini possibili utenti dei centri, sia mediante l’ausilio degli Enti locali, sia con la collaborazione delle strutture sanitarie e le farmacie;

L’adesione al progetto da parte delle Palestre comporta la loro partecipazione ad alcune iniziative di aggiornamento indirizzate a migliorare la qualificazione degli operatori e incrementare le proposte di attività fisica per la salute per utenti “speciali” e al contrasto all’abuso di integratori, sostanze e farmaci dopanti.

CODICE ETICO

LE PALESTRE CHE ADERISCONO AL PROGETTO “PALESTRE VERONA” SI IMPEGNANO A RISPETTARE I SEGUENTI PUNTI

(mediante autocertificazione)

1. SVOLGERE L’ATTIVITA’ IN LOCALI SALUBRI, IDONEI ALLO SCOPO ED IN REGOLA CON LE NORME EDILIZIE, IGIENICO-SANITARIE E SULLA SICUREZZA;

2. DOTARSI DI UN DIRETTORE TECNICO CHE SIA LAUREATO IN SCIENZE MOTORIE E/O DIPLOMATO ISEF;

3. UTILIZZARE PER LE ATTIVITA’ SPECIFICHE RIVOLTE AD UTENZE SPECIALI (PERSONE CON PATOLOGIA CRONICA SIGNIFICATIVA) PROGRAMMI ED ISTRUTTORI QUALIFICATI, PREFERIBILMENTE LAUREATI MAGISTRALI IN SCIENZE MOTORIE;

4. ATTUARE COMPORTAMENTI ATTIVI DI PROMOZIONE DI STILI DI VITA SANI E DI PREVENZIONE NEI CONFRONTI DEL DOPING E DELL’ABUSO DI INTEGRATORI;

5. PREDISPORRE CORRETTE MODALITA’ DI INFORMAZIONE E PROMOZIONE DELLE PROPRIE ATTIVITA’ PER L’UTENZA;

6. PARTECIPARE AGLI INCONTRI DI AGGIORNAMENTO ORGANIZZATI DA UNIVERSITA’ E ULSS 20  IN COLLABORAZIONE CON ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA;

7. CONDIVIDERE PROTOCOLLI SPECIFICI PER TIPOLOGIA DI UTENTE;

8. DOTARSI DI DEFIBRILLATORE SEMI-AUTOMATICO;

9. SEGUIRE I CORSI DI FORMAZIONE BLS E PER L’USO DEL DEFIBRILLATORE;

10. INVITARE I PAZIENTI “A RISCHIO” A FARE UNA VISITA MEDICA. 

CREAZIONE DI UNA RETE CON AL CENTRO IL CITTADINO

Il progetto si propone di agire sue due strade: l’assunzione di uno stile di vita corretto e la prevenzione di malattie croniche degenerative..

La prevenzione si attuerà con campagne efficaci di promozione di un corretto stile di vita per tutte le fasce della popolazione, sottolineando l’importanza di svolgere una regolare attività motoria presso strutture qualificate, le “Palestre Verona” con campagne attive  anche sullo stile di vita (informazione a riguardo di temi quali l’abuso di farmaci e sostanze dopanti, tabacco, alcol e sull’importanza di una corretta alimentazione).

L’utente portatore di una patologia stabilizzata, sarà sensibilizzato e consapevole sull’importanza di proseguire il suo protocollo rieducativo anche terminato il normale iter terapeutico presso centri specializzati, e avrà quindi la possibilità di  “ affidare la sua salute” a personale qualificato che opera presso “Palestre Verona”.

gennaio 20, 2013

La retorica sulle pensioni

La retorica sulle pensioni non aiuta a capire cosa succederà tra qualche anno quando tutti i nati nel ventennio del “baby boom” saranno in pensione.

Dalla riforma Dini fino all’anno scorso ci è stato raccontato che avevamo un sistema pensionistico sostenibile. I conti sembravano essere i migliori d’Europa.

La Fornero ha demolito questa certezza ( http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/0A7103E0-6E8E-44AA-8558-0108D0E89DF2/0/Guidasintetica_riforma_pensioni.pdf ) ed è emerso che non eravamo poi così ben messi.  Sulla base di quell’analisi c’è stata la riforma delle pensioni che conosciamo. La retorica tranquillizzante è ripartita e da quel momento, il sistema pensionistico è tornato ad essere il migliore d’Europa. Il più sostenibile. Possiamo crederci? Assolutamente no! L’accorpamento INPS/INPDAP è stato fatto per coprire il buco INPDAP, buco ben evidente da almeno quindici anni. Buco che deriva dalle condizioni assolutamente non sostenibili di previsioni previdenziali incoerenti con demografia ed economia. Condizioni che avrebbero imposto anche la riforma delle pensioni già in essere, che invece non c’è stata e che quindi scaricherà nel futuro la componente di iniquità ereditata dal passato. Rivedere i diritti acquisiti è a sua volta un diritto.  Se i vecchi tolgono opportunità ai giovani, il Paese non progredisce.

Come si può chiedere a un lavoratore che oggi ha ad esempio dieci o quindici anni di anzianità di versare per almeno altri trent’anni i contributi pensionistici che gli  permetteranno di avere un assegno di vecchiaia pari alla metà di quello che viene garantito a quelli che in pensione ci sono andati a  condizioni insostenibili?

In questo modo anche il concetto di insostenibilità cessa di avere significato. Diventa un concetto inutile, non verificabile, perché soggiace a quello di diritto acquisito. In questa condizione di irresponsabilità in ottemperanza di Legge, “l’insostenibilità garantita” diventa la chiave di volta di un sistema suicida che, per garantire i cosiddetti diritti acquisiti ad alcuni ,non esita a condannare altri a non avere diritti.

Se a quello che abbiamo appena detto aggiungiamo il fatto che nei prossimi due anni l’INPS si troverà con 7 miliardi di buco, mi domando: possiamo continuare in questo modo approssimativo e fanfarone a gestire i fondamentali del Paese?

gennaio 19, 2013

Politica industriale, da dove ripartire.

di Attilio Pasetto (http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1584)

Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur. Mentre i partiti si stanno azzuffando come si conviene in campagna elettorale, l’economia reale continua a precipitare. Alla faccia di chi intravede segnali di luce in fondo al tunnel (fine 2013?). In realtà, questi fantomatici segnali di luce sono così tenui da assomigliare ai lumini del cimitero. L’ultimo dato Istat mostra una caduta a novembre della produzione industriale dell’1% rispetto a ottobre e del 7,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Dall’inizio del 2012 la contrazione dell’attività produttiva risulta pari al 6,6% ed è probabile che attorno a questa cifra si chiuderà il dato definitivo dell’anno scorso.

Lo scorso 8 gennaio dalle colonne del Sole 24Ore il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha lanciato un appello per il rilancio della politica industriale dopo le elezioni. In questa legislatura in effetti è mancato un vero disegno di politica industriale. Il governo Monti in particolare ha varato una serie di interventi anche utili, ma frammentati, sia in campo energetico sia in quello degli incentivi alle imprese.

Tra i primi vanno compresi la definizione di una Strategia Energetica Nazionale a valere fino al 2020, la liberalizzazione del mercato del gas con la perdita del controllo di Snam da parte di Eni, il riordino degli incentivi sulle energie rinnovabili elettriche e termiche, la liberalizzazione del mercato dei carburanti. Tra i secondi vanno ricordati l’introduzione dell’Ace (allowance for corporate equity, misura che assegna un beneficio fiscale alle imprese che optano per aumentare il capitale proprio anziché l’indebitamento), il potenziamento del fondo centrale di garanzia, il ripristino dell’Istituto per il Commercio Estero soppresso da Tremonti, l’Agenda digitale, le misure per la nascita e lo sviluppo di start up innovative, l’istituzione del Desk Italia per l’attrazione degli investimenti esteri diretti. Va sottolineato che molti di questi provvedimenti non sono ancora operativi, perché in attesa dei decreti attuativi.

La necessità di un progetto di politica industriale organico e coerente è sentita da più parti: non solo dagli industriali ma anche dai sindacati e da quanti hanno a cuore il futuro del Paese. Oltre ad affrontare l’emergenza ormai quotidiana delle aree e dei settori di crisi (come i casi Alcoa e Ilva), vi sono tre temi di fondo su cui il nuovo governo dovrà misurarsi: l’energia, gli incentivi alle imprese, i divari territoriali.

In tema di energia, i numerosi provvedimenti adottati dal governo Monti, se hanno allontanato l’opzione nucleare cavalcata dal governo Berlusconi, non hanno però indicato una scelta chiara tra fonti rinnovabili e idrocarburi. Da una parte, il sostegno al fotovoltaico e alle altre energie rinnovabili non ha avuto una direttrice di marcia lineare e alla fine ha finito con il lasciare senza bussola sia il settore sia gli stessi utenti. Dall’altra, si è guardato con crescente interesse allo sfruttamento degli idrocarburi presenti sotto il suolo e nei mari italiani, con due grossi punti interrogativi: uno ecologico, specie per quanto riguarda il timore di eventuali guasti in mare che potrebbero avere conseguenze nefaste su tutto il Mediterraneo, e uno economico, in quanto l’intento prevalente del governo sembrerebbe più quello di fare cassa che non di alleviare il costo della bolletta energetica per i cittadini. Per sciogliere questo nodo il futuro governo dovrà tener conto in maniera appropriata delle ricadute derivanti dalla scelta che verrà operata. Affidarsi agli idrocarburi significa evidentemente perpetuare il vecchio modello produttivo, mentre puntare sulle energie rinnovabili, oltre ad avere un impatto molto rilevante sulla filiera della green economy, può mettere in moto una serie di innovazioni di processo volte a ristrutturare i sistemi produttivi delle imprese. Una cosa del genere sta avvenendo in Germania, con politiche orientate verso il green che trovano rispondenza in nuovi investimenti e modifiche organizzative da parte delle aziende. Senza contare, a livello ancor più generale, gli effetti positivi sulla qualità della vita di tutti i cittadini, in termini di ambiente più pulito, trasporti meno inquinanti, città più vivibili.

Il secondo nodo è quello degli incentivi alle imprese. Il ministero dello Sviluppo economico ha disposto il riordino degli stessi, ma il decreto attuativo è fermo al ministero dell’Economia, che deve esprimersi sul testo. Secondo la bozza di riforma, dovrebbe nascere un Fondo unico a carattere rotativo, dotato di 600 milioni per il primo anno. La destinazione di tali risorse dovrebbe avere tre priorità: la ricerca e sviluppo, il rafforzamento della struttura produttiva del Paese, l’internazionalizzazione sia in uscita sia in entrata (attrazione degli investimenti stranieri). Il vero problema è costituito dal fatto che il disegno di riordino degli incentivi si scontra con i tagli sulle agevolazioni alle imprese di cui si è occupata, nell’ambito della spending review, la Commissione Giavazzi. Secondo la filosofia ispiratrice dei lavori della Commissione, le agevolazioni alle imprese dovrebbero essere erogate sotto forma di credito d’imposta ed andare in due direzioni: il sostegno alla ricerca e la riduzione del cuneo fiscale. E’ quindi da questo dilemma – razionalizzare la struttura degli incentivi, lasciando però un ampio spettro degli stessi oppure concentrare le risorse su pochissimi obiettivi ben selezionati – che dovrà partire l’operato del nuovo governo. Una scelta indubbiamente non facile da fare, ma importante per dare un quadro di riferimento certo alle imprese e prospettive di crescita al Paese.

Terzo tema è quello dei divari territoriali, che si collega a quello del rapporto fra Stato e enti locali. Un tema molto denso e complesso, che investe i vari aspetti del decentramento e delle autonomie. Da più parti si invita il futuro governo a tornare sulla riforma del Titolo V della Costituzione, premessa indispensabile per capire la disponibilità effettiva delle risorse presenti sul territorio, in base alle quali disegnare le strategie di crescita territoriale. Resta in primo piano – anche se l’argomento sembra essere passato di moda – il problema del divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno, ampliatosi ulteriormente negli ultimi anni. Nei programmi dei partiti non se ne parla per niente, ma il gap che separa le due aree pesa come un macigno sullo sviluppo del Paese e non potrà non essere affrontato da un governo seriamente intenzionato a rilanciare la crescita. 

(http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1584)

gennaio 16, 2013

PER UN NUOVO RINASCIMENTO ITALIANO

La classe politica attuale tranne poche eccezioni individuali ha fallito, essa deve essere sostituita perché è la causa del declino del nostro Paese.

L’Italia deve rinascere.

Per un nuovo “Rinascimento” è necessario generare mobilità sociale e competizione, rimettendo al centro il lavoro, la professionalità, la libertà di iniziativa ed il merito individuale.

Per fare questo è necessario demolire le rendite di posizione ed i monopoli.

L’inefficienza dell’apparato pubblico e il peso delle tasse stanno stremando il Cittadino.

Tagliare e rendere più efficiente la spesa, ridurre le tasse su chi produce, abbattere il debito anche attraverso la vendita di proprietà pubbliche, premiare il merito, promuovere vere liberalizzazioni e concorrenza anche nei servizi e nel sistema formativo, eliminare i conflitti di interesse, liberare e liberalizzare l’informazione, dare prospettive e fiducia agli esclusi attraverso un mercato del lavoro più flessibile ed equo.

Sono queste le discriminanti che separano chi vuole conservare l’esistente da chi vuole cambiarlo per far sì che il paese goda i benefici dell’integrazione economica europea e mondiale.

I partiti esistenti parlano solo di geometrie politiche e di schieramenti, dei problemi reali e delle soluzioni se ne sente parlare solo in modo generico e superficiale.

 

Per questo motivo auspico la creazione di una nuova classe dirigente adeguata alle necessità, completamente diversa dalle esistenti, che induca un rinnovamento nei contenuti, nelle persone e nel modo di fare politica. Cittadini, associazioni, corpi intermedi, rappresentanze del lavoro e dell’impresa esprimono disagio e chiedono cambiamento, ma non trovano interlocutori.

Personalmente mi rivolgo a tutti i delusi e a tutti coloro che non vogliono andare a votare.

Iniziando dalla riforma della Giustizia, è necessario poi avviare un processo di aggregazione politica libero da personalismi e senza pregiudiziali ideologiche, mirato a fare dell’Italia un paese che prospera e cresce.

 

 

ALCUNI PROVVEDIMENTI NECESSARI IMMEDIATAMENTE:

1) Tagliare le aliquote fiscali, mirando innanzitutto a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro;

2) Predisporre un serio programma di spending review;

3) Predisporre un programma di privatizzazioni per contenere la crescita del debito;

4) Predisporre un programma di alienazione di immobili statali;

5) Legalizzare la prostituzione per raccogliere denaro e ridurre la criminalità;

6) Eliminare l’IMU dalla prima casa;

7) Eliminare il canone RAI;

8) Legalizzare le droghe leggere per raccogliere denaro e ridurre la criminalità;

9) Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali (professioni);

10) Fare funzionare la giustizia;

11) Introdurre il vero federalismo con l’attribuzione di ruoli chiari ai diversi livelli di governo.

 

 

gennaio 15, 2013

SPUNTI PER RILANCIARE L’ECONOMIA ITALIANA

Per dare impulso alla crescita è necessario rimuovere numerosi ostacoli alla concorrenza, quali certe normative e procedure legali, gli assetti proprietari e la protezione delle posizioni di rendita. Una maggiore concorrenza permetterebbe non solo di promuovere innovazione e produttività, ma aumenterebbe anche le scelte a disposizione dei consumatori, farebbe calare i prezzi e migliorerebbe la competitività.

Le riforme amministrative possono aiutare l’Italia nel difficoltoso compito di risanare le finanze pubbliche e rilanciare e rinnovare l’economia. Tali riforme possono permettere di realizzare risparmi di efficienza e accrescere la produttività dell’amministrazione pubblica, indispensabile per migliorare la sostenibilità fiscale. Inoltre, riducendo i tempi e i costi per i cittadini e le aziende, le riforme possono contribuire a liberare le risorse atte a sostenere i consumi e gli investimenti e a migliorare il clima di fiducia.

Un importante fattore responsabile della scarsa produttività dell’Italia è l’insufficiente performance dell’innovazione. La portata e l’efficacia dell’innovazione italiana sembrano essere tra le più scarse dell’area OCSE (

Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e l’Italia rischia di accusare ritardi sia rispetto alle economie più sviluppate che a quelle emergenti. E’ pertanto essenziale dare slancio all’innovazione per incrementare la competitività italiana e ottenere una crescita sostenibile a lungo termine.

L’Italia è caratterizzata da una partecipazione relativamente bassa delle donne al mercato del lavoro. Ciò è dovuto in larga parte al fatto che le famiglie, e soprattutto le donne, hanno sempre ricoperto un ruolo essenziale nel lavoro di assistenza, rispecchiando principalmente tradizioni culturali e sociali. In futuro, però, il ruolo sociale della famiglia sarà messo in discussione dalle pressioni che derivano dall’invecchiamento della popolazione, che una elevata partecipazione femminile alla forza lavoro può contribuire a mitigare.

gennaio 15, 2013

PERCHE’ VOTARE UNA LISTA DI SCOPO ?

Se non hai deciso per chi votare, mi permetto di farti leggere alcune considerazioni:

La giustizia negata e il declino italiano

Un Paese senza giustizia condanna il popolo e le istituzioni stesse a vivere nella illegalità. In Italia sono 10,8 milioni i processi e le cause pendenti (uno ogni 5,6 abitanti), 160.000 i procedimenti penali annullati ogni anno dalla prescrizione dei termini (dal 1996 al 2008 sono stati 2.058.058, per un costo di 84 milioni di Euro l’anno), il 90-95% dei reati restano impuniti. Nel 2005, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Alvaro Gil-Robles, stimava che “circa il 30 per cento della popolazione italiana era in attesa di una decisione giudiziaria”.

Mario Draghi, nelle considerazioni finali di Bankitalia, il 31 maggio 2011 dichiarò: “ Nostre stime indicano che la perdita annua di PIL attribuibile ai difetti della nostra giustizia civile potrebbe giungere a un punto percentuale”. Il Commissario per i diritti umani del consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, il 23 agosto 2012 scrisse “molti interlocutori, tra cui il ministro della giustizia, hanno riferito che a causa dell’inefficienza della giustizia civile, la crescita annua del PIL italiano stimata potrebbe subire una riduzione fino all’1%. La quantificazione nell’1% del PIL perso a causa dei tempi della giustizia civile è confermata dal rapporto “Doing business 2012” della Banca mondiale, che posiziona al 158esimo posto su 183 per tempi e efficacia di risoluzione dei contratti civili. Per recuperare un credito ci vogliono 1.210 giorni in Italia, 331 in Francia, 300 giorni negli Usa.

Il Centro Studi di Confindustria (2011) stima che smaltire l’enorme mole di pratiche giudiziarie frutterebbe alla nostra economia il 4,9% del Pil, ma basterebbe abbattere anche del 10% i tempi di risoluzione delle cause per guadagnare lo 0,8% del Pil l’anno. Non è un problema di scarsità di risorse impiegate, dal momento che la spesa per la giustizia è la seconda più alta in Europa, dopo quella della Germania.

Ogni recente riforma affrontata dal Parlamento italiano (dalla riforma del lavoro a quella sulla corruzione) è vanificata dalla paralisi dei tribunali.

Dove la Peste italiana già uccide: il carcere

Il 31 ottobre 2012 nelle carceri c’erano 66.685 detenuti, cioè oltre 22.000 in più della capienza; di questi, quasi il 40,1% in attesa di giudizio. Il tasso di affollamento è del 142,5% (la media europea è del 99,6%).

“La situazione delle carceri italiane è “fuori della Costituzione” dichiara il ministro della Giustizia Angelino Alfano” (15 marzo 2009). Il 13 gennaio 2010 il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza. “Una realtà che ci umilia in Europa”, ha dichiarato il Presidente della Repubblica Napolitano nel Luglio 2011. In Italia di carcere si muore: secondo il centro studi di Ristretti Orizzonti, dal 1990 al 2012 i suicidi sono stati 1.120; i tentati suicidi 18.164 e gli atti di autolesionismo 116.570. Negli ultimi venti anni nelle carceri italiane si è registrato in media ogni anno 1 suicidio ogni 989 detenuti. L’incidenza dei suicidi è quasi 20 volte quella fuori dal carcere.

Italia delinquente professionale in Europa

L’Italia è fra gli Stati più condannati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per violazioni della Convenzione europea sui diritti umani e in particolare dell’art. 6, che impone agli Stati di garantire una durata ragionevole dei processi. Il 37 per cento di tutte le sentenze di condanna da parte della Corte per inefficienza della giustizia è a carico dell’Italia. Nel 2009 la Corte emette 61 sentenze di condanna contro l’Italia: più di qualsiasi altro Stato dell’Europa occidentale. Al 31 dicembre 2009 pendono presso la Corte 7.158 casi riguardanti l’Italia, cioè il 6 per cento del totale (solo Russia, Turchia, Romania e Ucraina ne contano un numero maggiore). Di tali casi, 2.889 sono per la durata eccessiva dei processi. Nel 2010, il risarcimento danni da parte dello Stato italiano per i processi troppo lunghi ha superato i 300 milioni.

L’Italia è lo Stato con il maggior numero di sentenze di condanna della Corte europea di Strasburgo non eseguite sul piano interno: 2.467 su un totale di 3.544 casi pendenti dinanzi al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. Nel marzo 2009, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa richiama l’Italia a risolvere il problema strutturale dell’eccessiva durata delle procedure giudiziarie nei processi civili, penali e amministrativi. L’ultimo richiamo del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa risale al 13 marzo 2012, quando ha rilevato che “la situazione concernente l’eccessiva durata dei processi e il malfunzionamento del rimedio esistente (legge Pinto) rimane estremamente preoccupante e richiede l’adozione urgente di misure su larga scala in grado di risolvere il problema”. Secondo il Comitato dei ministri, il funzionamento della giustizia italiana costituisce “un serio pericolo per il rispetto della supremazia della legge, perché comporta una negazione dei diritti sanciti dalla convenzione europea dei diritti umani e una minaccia seria per l’efficacia del sistema che sottende alla stessa convenzione”

L’amnistia

Il problema strutturale necessita di una soluzione altrettanto strutturale. A meno di accettare che lo Stato italiano continui a violare le regole sia internazionali sia interne, la soluzione deve operare in tempi immediati. L’unica soluzione che presenta tali connotati è quella di una grande amnistia, ovvero la cancellazione della quasi totalità dei procedimenti giudiziari. Consentirebbe al sistema giudiziario di riorganizzarsi e ripartire portando finalmente a termine almeno i processi per i reati più gravi. Consentirebbe al sistema politico di affrontare sul piano legislativo le necessarie riforme, come le depenalizzazioni, richiesta pressoché unanime dei vertici apicali dello stesso Stato.

Il 25 Dicembre 2005 si tenne a Roma una grande “Marcia di Natale per l’amnistia, la giustizia, la libertà”. Del Comitato promotore fecero parte gli ex-Presidenti del Consiglio Giulio Andreotti e Massimo D’Alema, l’ex-Presidente della Repubblica Francesco Cossiga nonché l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Insieme a loro, aderiscono: i senatori a vita Emilio Colombo, Rita Levi Montalcini e Sergio Pininfarina; i presidenti emeriti della Corte costituzionale Giuliano Vassalli e Antonio Baldassarre. Sia a Pasqua sia il 25 aprile 2012 altre due marce riportano nelle piazze l’urgenza della soluzione amnistia.

“(…) Questa conclamata, abituale, flagrante violazione della legalità costituzionale va interrotta subito, con misure deflattive capaci di creare le condizioni di partenza per adeguate riforme ordinamentali. Questi strumenti ci sono, la Costituzione li prevede e si chiamano amnistia e indulto. Due parole ormai bandite dal vocabolario della politica.” Così scrissero 130 costituzionalisti e giuristi al Presidente Napolitano nel giugno 2012, specificando che l’amnistia è necessaria “per ripristinare il diritto – riconosciuto dalla Costituzione e dalla CEDU – ad un processo dalla durata ragionevole”, “per ristabilire il principio di eguaglianza nell’esercizio dell’azione penale”, “a una riorganizzazione degli uffici giudiziari e ad una redistribuzione dei carichi di lavoro tra giustizia penale e giustizia civile”,e infine “per il suo effetto deflattivo carcerario”, accompagnata da un provvedimento di indulto.