ottobre 4, 2012

PROGETTO: “PALESTRA Sicura”

Oggi alle ore 18.30 presenterò in Consiglio Comunale a Verona l’ordine del giorno n.47 del 13/07/12.

Oggetto: Promozione dell’attività motoria qualificata.

                            Il Consiglio Comunale 

Premesso che l’attività motoria rappresenta uno strumento fondamentale per la prevenzione di tutte le patologie croniche e degenerative;

Considerato che la Regione Emilia Romagna ha recentemente approvato un progetto denominato: “palestre sicure” ;

Preso atto che all’interno del territorio del Comune di Verona vi sono un elevato numero di palestre;

Tenuto conto che le facoltà di scienze motorie hanno la funzione di formare professionisti dell’esercizio fisico;

INVITA

La Giunta Comunale a promuovere nel Comune di Verona il progetto “palestre sicure” e a farsi promotrice nei confronti della Regione affinche il progetto sia esteso a tutto il Veneto.

In sintesi il progetto prevede la sottoscrizione di un Codice Etico che contenga alcuni principi generali ed alcuni impegni specifici caratterizzanti la missione dei soggetti che realizzano attività motorie, in collaborazione con gli Enti Locali e le Aziende Sanitarie. L’adesione al Codice Etico sarebbe, ovviamente, volontaria da parte dei gestori delle palestre che siano in possesso di:

-          requisiti strutturali;

-          presenza  di  laureati in Scienze Motorie e/o diplomati ISEF;

-          dotazioni igienico-sanitari previste dalle normative.

L’accertamento dei requisiti sarebbe di competenza del Comune e delle ASL competenti territorialmente. L’adesione comporterebbe l’accettazione di ispezioni e controlli senza preavviso da parte di Enti Locali e Aziende Sanitarie per verificare il rispetto dei requisiti e degli impegni sottoscritti, tra questi:

-          l’obbligo di partecipazione alle attività di formazione ed aggiornamento;

-          l’obbligo di esporre al pubblico il “Codice Etico” ed il materiale informativo condiviso.

L’adesione al “Codice Etico” dovrebbe dare diritto alla collaborazione con il Comune, gli Enti Locali e le Aziende Sanitarie nell’attuazione di interventi di informazione e prevenzione.

In tal modo si paleserebbe e si concretizzerebbe l’impegno concreto del Servizio Sanitario nella tutela del diritto dei cittadini a svolgere una pratica sportiva e motoria priva di rischi ed utile per promuovere un corretto stile di vita e costituirebbe un esempio di alleanza di reciproco vantaggio tra Pubbliche Istituzioni, Sistema Sanitario, Università e mondo imprenditoriale/associativo.

Il vantaggio perla Comunità Localee le sue istituzioni risiederebbe nella promozione di stili di vita favorevoli alla salute (corrette abitudini alimentari, corretto uso dei farmaci, riduzione dei rischi legati al consumo di alcol ed altre sostanze psicoattive) e nella qualità e sicurezza dell’attività fisica proposta agli utenti, in particolare se portatori di patologie croniche non trasmissibili in condizioni cliniche stabili.

Il vantaggio per i gestori delle palestre sarà dato dalla visibilità tra i cittadini, possibili utenti dei centri sportivi, e dal sostegno degli Enti locali e delle ASL.

Le palestre che aderirebbero al “Codice Etico” acquisirebbero il riconoscimento di “Palestra Sicura” oppure “Palestra InSalute” oppure “Palestra di Qualità”.

Lo svolgimento dell’attività fisica prescritta anche dal Servizio Sanitario Locale dovrebbe avvenire soltanto nelle palestre e nelle strutture sportive in possesso del riconoscimento di “Palestra Sicura” ed in cui operino laureati in Scienze Motorie e/o diplomati ISEF,  appositamente aggiornati dalle Università in collaborazione con l’ Associazione di Categoria (Associazione Italiana Dottori in Scienze Motorie – www.dmsa.it) al fine di  somministrare un’attività fisica personalizzata e adattata.

 

CONSIDERAZIONI :

E’ di importanza fondamentale riconoscere le competenze professionali. Banalizzare l’attività fisica non và bene. Esistono persone competenti (laureati in scienze motorie) e dobbiamo usare queste competenze. Il Dottore in Scienze Motorie ha la funzione di “decodificare” le indicazioni della medicina.

2) Individuiamo 2 livelli di competenza:

A) LIVELLO BASE PER LA SALUTE: Per tutti i laureati triennali che hanno la necessaria competenza tecnica, relazionale ed educativa (principi di comportamento). Tali professionisti forniscono anche informazioni relative all’integrazione alimentare, alla prevenzione del doping, all’eccesso di agonismo e all’eccessiva selezione precoce;

B) LIVELLO SPECIFICO: Orientato a tutte le persone che hanno necessità specifiche per la salute in base ad una diagnosi medica precisa. Il medico fa una prescrizione generica, che deve essere poi tradotta dal dottore in scienze motorie magistrale in attività motoria anche in collaborazione con altre figure professionali. Tale fascia di persone è orientativamente individuata con l’acronimo “METABOCARDIO” stabili. Per gestire questa fascia di persone è necessaria a mio avviso la laurea magistrale (5 anni).

 

 

 

 

ottobre 3, 2012

LOW BACK PAIN

Clinical Decision Support and Acute Low Back Pain: Evidence-Based Order Sets

Scott E. Forseen, MDa, Amanda S. Corey, MDb

a Department of Radiology, Neuroradiology Section, Georgia Health Sciences University, Augusta, Georgia

b Department of Radiology and Imaging Sciences, Division of Neuroradiology, Emory University Hospital, Atlanta, Georgia

Low back pain is one of the most common reasons for visits to physicians in the ambulatory care setting. Estimated medical expenditures related to low back pain have increased disproportionately relative to the more modest increase in the prevalence of self-reported low back pain in the past decade. The increase in spine care expenditures has not been associated with improved patient outcomes. Evidence-based order templates presented in this article are designed to assist practitioners through the process of managing patients with acute low back pain. A logical method of choosing, developing, and implementing clinical decision support interventions is presented that is based on the best available scientific evidence. These templates may be reasonably expected to improve patient care, decrease inappropriate imaging utilization, reduce the inappropriate use of steroids and narcotics, and potentially decrease the number of inappropriate invasive procedures.

comment

Guidelines Discourage Routine Imaging for Low Back Pain

Routine diagnostic imaging for low back pain doesn’t improve outcomes and only increases complications and costs, warns a clinical guideline from the American College of Physicians in the Annals of Internal Medicine.

The authors revisit the guidelines issued by the ACP and the American Pain Society in 2007 and add evidence from a meta-analysis of six clinical trials. Here are their principal recommendations:

  • Use an initial trial of therapy rather than immediate imaging.
  • However, imaging is warranted when the patient has major risk factors for cancer, or shows severe or progressive neurologic deficits.
  • Risk factors or signs of vertebral infection or the cauda equina syndrome, although rare, also warrant more immediate imaging.

The authors state that routine imaging “cannot be cost-effective.” They conclude that “efforts to reduce use of imaging should be multifocal and address clinician behaviors, patient expectations, and financial incentives.”

settembre 30, 2012

La sedentarietá uccide quanto il fumo

 La vita sedentaria, lo scarso movimento fisico, la rinuncia allo sport non sono semplicemente scelte che ci rendono meno belli nell’aspetto, ma penalizzano la nostra salute e, probabilmente, solo in pochi sanno quanti danni ne derivano.

Secondo le statistiche e i diversi studi scientifici, l’inattività provoca ogni anno lo stesso numero di decessi causati dal fumo di sigarette. I dati delle ricerche in merito sono stati, di recente, pubblicati sulla rivista medica “Lancet”. Ad occuparsi del caso è stato un gruppo di studiosi dell’Harvard Medical School che ha constatato, nel tempo, che ogni anno ci sarebbero 5,3 milioni di decessi in meno se la popolazione scegliesse uno stile di vita attivo. Se consideriamo che il fumo di sigarette provoca 5 milioni di morti all’anno non resta che fermarsi a riflettere seriamente per poi abbandonare il divano di casa e iniziare almeno a camminare.

Poiché il numero dei decessi è legato soprattutto a patologie come il cancro all’intestino, diabete di tipo 2 e problematiche cardiovascolari, diventa evidente che una sana alimentazione (ricca di verdure, frutta, pesce e cereali integrali) e l’attività motoria quotidiana sono gli elementi che ci permettono di sperare in un futuro roseo.

Quanta attività fisica è necessaria per evitare di rientrare nei 5,3 milioni di decessi per inattività? Anche due ore di camminata a settimana ci possono salvare la vita. Meglio recarsi in palestra e farsi seguire da un dottore in scienze motorie, basta farsi furbi e meno pigri. Scegliamo le scale come salutare alternativa all’ascensore; abbandoniamo l’auto, quando possibile, e spostiamoci in bicicletta o a piedi. Sono piccole scelte che possono allungare la vita e magari farci riscoprire piccoli piaceri dimenticati.

settembre 29, 2012

EMERGENZA OBESITA!

Milano, 24 set. (Adnkronos Salute) – “Non ci si può più nascondere dietro a un dito: è venuto il momento di passare realmente all’azione” per difendere la salute degli adulti del futuro. “Nessuno si illude che lo sforzo sarà lieve e senza costi, ma proteggere oggi i nostri bambini e i giovani ci ripagherà in un futuro non lontano, con notevoli risparmi nel settore della salute”. Suona così l’appello lanciato ai politici da Enzo Nisoli, presidente della Sio (Società italiana dell’obesità), dopo i risultati di diversi studi sul rischio chili di troppo associato al consumo di bevande zuccherate. E si rivolgono alle Istituzioni anche i pediatri del Simpef (Sindacato medici pediatri di famiglia), invitando a misure concrete che incentivino l’attività fisica nelle scuole.
“Questi studi, rigorosamente disegnati dal punto di vista scientifico – commenta Nisoli – forniscono un importante sostegno a coloro i quali premono a favore della diffusione di raccomandazioni e della messa in atto di decisioni politiche finalizzate a limitare il consumo di bevande zuccherate, specialmente quelle di scarsa qualità, a più basso costo e offerte in porzioni eccessive. Certo è, comunque, che le decisioni politiche non possono limitarsi a questo: le bevande zuccherate sono solo uno, e forse neanche il principale tassello, del puzzle di cause ambientali alla base del favorire l’obesità”, precisa lo specialista.
Ecco perché “bisogna piuttosto avviare un insieme di strategie globali, che non si limitino al divieto o alla limitazione, ma includano il sostegno alla diffusione di cibi più salutari e di strutture e strumenti per aumentare l’attività fisica”.
“Il tema dello stile di vita di bambini e adolescenti e come prevenire errori che pregiudicano la salute da adulti, causando obesità, diabete e malattie cardiovascolari, sono stati al centro del nostro Congresso nazionale conclusosi ieri a Baveno”, sottolinea Rinaldo Missaglia, presidente Simpef.
“Il ruolo del pediatra di famiglia – prosegue il medico – è fondamentale nell’educare bambini e genitori a un’alimentazione corretta, anche a non eccedere con il consumo di bevande zuccherate. Ma da soli non possiamo combattere questa battaglia. Abbiamo bisogno di alleati: la scuola, in primo luogo. Anche perché, tra le due cause parimenti importanti alla base del problema obesità infantile (l’alimentazione in eccesso calorico e la sedentarietà) – avverte Missaglia – noi possiamo agire con buone probabilità di riuscita solo con raccomandazioni e consigli dietetici o ad aumentare l’attività fisica dei ragazzi”.
I pediatri di famiglia lanciano quindi un appello al Governo. In particolare ai ministri della Salute e dell’Istruzione, Renato Balduzzi e Francesco Profumo, “affinché predispongano misure che sostengano e aumentino il tempo dedicato all’educazione fisica e allo sport nelle scuole. Ne va del futuro dei nostri giovani”.

settembre 29, 2012

PROSEGUONO LE INVASIONI BARBARICHE !

Riporto un articolo uscito su QUOTIDIANO/SANITA’ oggi 29/09/12:

Da oggi i medici sportivi di tutta Europa prescriveranno l’attività fisica ai propri pazienti sulla base delle linee guida italiane. L’annuncio nel corso del XXXII Congresso mondiale di Medicina Sportiva in corso a Roma.

28 SET – “La Federazione europea sta implementando il proprio regolamento sulla prescrizione dell’esercizio fisico prendendo come modello il sistema italiano”. In pratica, “da oggi i medici sportivi di tutta Europa prescriveranno l’attività fisica ai propri pazienti sulla base delle linee guida italiane”. Lo ha annunciato orgoglioso Maurizio Casasco, presidente della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi), in occasione del XXXII Congresso mondiale di Medicina Sportiva in corso a Roma.
“Abbiamo presentato le nostre linee guida agli specialisti di tutto il mondo”, ha spiegato Casasco, ricordando che queste sono divise in 8 aree: classificazione dello sport, benefici e rischi dell’attività fisica, risposte fisiologiche all’esercizio, valutazione funzionale del rischio, prescrizione individualizzata dell’esercizio, nutrizione, invecchiare in salute, psicologia dell’attività fisica e dello sport.
Le linee guida messe a punto dai medici italiani, inoltre, prevedono di tenere conto oltre che dei parametri clinici usuali come altezza, peso o pressione, anche del concetto di ‘efficienza fisica’, calcolabile tramite un semplice esame e necessaria a stabilire la giusta quantità di esercizio da fare. “Una giusta dose che deve essere prescritta dallo specialista ‘giusto’, per l’appunto il medico dello sport”, ha sottolineato il presidente della Fmsi.
Secondo il quale “sarebbe, inoltre, auspicabile estendere il modello della medicina sportiva a tutta la popolazione. In questo modo possiamo fare ‘prevention-screening’ e portare la nostra esperienza agonistica a tutti quanti. Un sistema del genere – ha concluso Casasco – riveste anche un importante valore sociale perché garantirebbe un notevole risparmio ai sistemi sanitari di molti Paesi”.

Purtroppo ho la sensazione che i medici sportivi stiano invadendo un campo che non è di loro competenza, ma di competenza del LAUREATO IN SCIENZE MOTORIE.

A tal proposito riporto la normativa in essere:

- Decreto Legislativo 178-1998 

Il corso di laurea in scienze motorie e’ finalizzato all’acquisizione di adeguate conoscenze di metodi e contenuti culturali, scientifici e professionali nelle seguenti aree:

a) didattico-educativa, finalizzata all’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado;

b) della prevenzione e dell’educazione motoria adattata, finalizzata a soggetti di diversa eta’ e a soggetti disabili;

c) tecnico-sportiva, finalizzata alla formazione nelle diverse discipline;

d) manageriale, finalizzata all’organizzazione e alla gestione delle attivita’ e delle strutture sportive.

Integrazione al Decreto Ministeriale n. 270 del 22/10/2004 (18/03/2006) (Classi delle Lauree Triennali)

I principali sbocchi occupazionali previsti dai corsi di laurea della classe sono:

- attività professionale di professionista delle attività motorie e sportive, nelle strutture pubbliche e private, nelle organizzazioni sportive e dell’associazionismo ricreativo e sociale, con particolare riferimento a:

a) Conduzione, gestione e valutazione di attività motorie individuali e di gruppo a carattere compensativo, adattativo, educativo, ludico-ricreativo, sportivo finalizzate al mantenimento del benessere psico-fisico mediante la promozione di stili di vita attivi.

b) Conduzione, gestione e valutazione di attività del fitness individuali e di gruppo.

Decreto Ministeriale n. 270 del 22/10/2004 (Classi delle Lauree Magistrali)

I laureati nei corsi di laurea magistrale acquisiranno le competenze necessarie per:

• progettare, organizzare e gestire le diverse tipologie di servizi e strutture per lo sport e le attività motorie;

• svolgere funzioni di direzione, programmazione e coordinamento di organizzazioni operanti nel settore dello sport e delle attività motorie;

• organizzare e gestire eventi sportivi;

• operare efficacemente nell’ambito degli assetti istituzionali e giuridici entro i quali si colloca il sistema delle attività motorie e sportive;

• gestire, in un’ottica economico aziendale, le organizzazioni operanti nel settore dello sport e delle attività motorie;

• svolgere consulenza, rappresentanza e/o assistenza dinanzi agli organi di giustizia sportiva, nonché nell’attività di contrattazione per conto di soggetti operanti nel settore dello sport e delle attività motorie, in qualità di esperti di: servizi di carattere turistico sportivo, gestione degli impianti; media e comunicazione, grandi eventi e manifestazioni; contrattualistica e procedure arbitrali sportive;

• svolgere attività di progettazione, coordinamento e direzione presso aziende che forniscono strumenti, tecnologie, beni e servizi per la pratica sportiva;

• svolgere funzioni di progettazione, coordinamento e direzione manageriale delle attività sportive nelle varie discipline presso associazioni e società sportive, enti di promozione sportiva e organizzazioni sportive in generale;

• sviluppare gli assetti istituzionali, economici e giuridici della comunicazione e dell’informazione del settore.

• la progettazione e l’attuazione di programmi di attività motorie finalizzati al raggiungimento, al recupero e al mantenimento delle migliori condizioni di benessere psicofisico per soggetti in varie fasce d’età e in diverse condizioni fisiche, con attenzione alle specificità di genere;

• l’organizzazione e la pianificazione di particolari attività e stili di vita utili per la prevenzione delle malattie ed il miglioramento della qualità della vita mediante l’esercizio fisico;

• la prevenzione dei vizi posturali e il recupero motorio post-riabilitativo finalizzato al mantenimento dell’efficienza fisica

• la programmazione, il coordinamento e la valutazione di attività motorie adattate a personediversamente abili o ad individui in condizioni di salute clinicamente controllate e stabilizzate.

 

 

 

 

settembre 26, 2012

COME ALLUNGARE LA VITA

Da una riduzione del 10% dell’inattività fisica della popolazione mondiale si potrebbero verificare ogni anno oltre 533.000 decessi in meno e se si raggiungesse una diminuzione del 25% la cifra salirebbe a 1,3 milioni. È questo uno dei risultati emersi dallo studio “Effect of physical inactivity on major non-communicable diseases worldwide: an analysis of burden of disease and life expectancy” pubblicato dal Lancet a metà luglio. Obiettivo dell’indagine è stato di quantificare gli effetti della sedentarietà sull’aspettativa di vita e sul rischio di sviluppare patologie non trasmissibili – quali diabete di tipo 2, disturbi cardiovascolari, tumori al seno e al colon – attraverso una stima della riduzione dell’incidenza di tali problematiche nell’ipotesi di una corretta attività fisica da parte dei cittadini. A emergere è che stili di vita più pigri sono alla base del 10% dei casi di tumori al colon (con una variabilità regionale che va dal 5,7% del Sudest asiatico al 13,8% dell’area mediterranea) e al seno (con un range tra il 5,6% e il 14,1%), del 7% del diabete di tipo 2 (3,9-9,6%) e del 6% delle malattie cardiovascolari (3,2-7,8%). L’inattività fisica è additata poi come la responsabile del 9% della mortalità prematura (range 5,1-12,5%) e, in generale, di oltre 5,3 milioni di decessi dei 57 milioni totali che si sono registrati a livello mondiale nel 2008. In sostanza, con l’eliminazione dell’inattività fisica, l’aspettativa di vita della popolazione mondiale potrebbe aumentare, complessivamente, di 0,68 anni (ma il valore potrebbe essere maggiore se riferito alla sola fetta di popolazione che allo stato attuale risulta sedentaria). Un parametro, questo, che pone l’impatto dell’inattività fisica come fattore di rischio al pari di fumo e obesità.

settembre 23, 2012

La prostituzione in Europa

Verde: La prostituzione è legale e regolamentata dalla legge, l’esercizio di case chiuse è legale

Verde chiaro: La prostituzione è legale e regolamentata dalla legge, ma l’esercizio di case chiuse è illegale

Blu: La prostituzione non è illegale ma al tempo stesso non è una attività regolamentata, le attività collaterali (gestione di case chiuse, sfruttamento, favoreggiamento) sono illegali

Rosso: La prostituzione è illegale, le prostitute sono punite dalla legge

Rosa: La prostituzione è illegale, i clienti sono puniti dalla legge ma non lo sono le prostitute
Grigio: Dati non presenti
Il trattamento legale della prostituzione in Europa varia nei diversi Paesi. In alcuni Stati il compiere prestazioni sessuali a pagamento è illegale, mentre in altri la prostituzione in sé è lecita, mentre sono punite varie forme di favoreggiamento (come l’agire come protettore, il prestare favoreggiamento, ogni attività che porti ad ottenere profitto dalla prostituzione, l’induzione, etc.) nel tentativo di rendere più difficile il prostituirsi.
l’atto del prostituirsi (effettuare prestazioni sessuali a pagamento): è legale nella maggioranza dei Paesi dell’Europa occidentale, mentre è tendenzialmente illegale nell’Europa orientale.
fruire della prostituzione (ricevere prestazioni sessuali dietro pagamento): è legale nella gran parte dei Paesi europei. Solamente in Svezia, Norvegia e Islanda si è recentemente affermato un nuovo modello legislativo nel quale viene punito il “cliente”.
adescamento (l’invito a fruire di prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico): la gran parte dei Paesi nei quali la prostituzione è lecita hanno leggi o disposizioni amministrative che puniscono questo tipo di condotte. Talvolta sono istituite delle “zone di tolleranza” (ufficiali o non) nelle quali l’adescamento è consentito.
lo sfruttamento, favoreggiamento, reclutamento o induzione: queste attività sono illegali in gran parte d’Europa.
la prostituzione minorile e la costrizione alla prostituzione ed attività similari: sono attività illegali in ogni parte d’Europa tranne che in Svizzera dove la sola prostituzione minorile (se praticata da soggetti maggiori di sedici anni) è invece permessa.
Modelli legali sulla prostituzione
Il trattamento legale della prostituzione nei diversi Paesi europei segue tre modelli giuridici dominanti.
Il Modello proibizionista consiste nel vietare la prostituzione e nel punire la prostituta con pene pecuniarie o detentive. In taluni Paesi in cui è adottato questo modello, oltre alla prostituta viene punito anche il cliente. Questo modello è seguito dalla gran parte dei Paesi dell’Est Europa: Albania, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Georgia, Kazakistan, Lituania, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Romania, Russia, Serbia, Slovenia, Ucraina.
Il modello proibizionista vede una variante nel cosiddetto modello neo-proibizionista o “modello svedese”, adottato in Svezia dal 1999 e successivamente in Islanda e dal gennaio 2009 in Norvegia. Questo modello si fonda sulla criminalizzazione del cliente, con la punizione dell’acquisto di prestazioni sessuali. Questo modello si basa sull’assunto che la prostituzione è una violenza dell’uomo contro la donna, sempre: anche quando la prostituta afferma di svolgere l’attività per scelta, consapevolmente.
Il Modello abolizionista consiste nel non punire la prostituzione né l’acquisto di prestazioni sessuali, ma al tempo stesso nel non regolamentarli, mentre si puniscono tutta una serie di condotte collaterali alla prostituzione (favoreggiamento, induzione, reclutamento, sfruttamento, gestione di case chiuse, etc.). Il sistema chiama lo Stato fuori dalla disputa, senza proibire o regolamentare l’esercizio della prostituzione, ma la vorrebbe scoraggiare attraverso la punizione di tutte le attività collaterali e la mancata regolamentazione. Questo modello è seguito dalla gran parte dei Paesi dell’Europa occidentale: Andorra, Armenia, Belgio, Bulgaria, Città del Vaticano, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Monaco, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, San Marino, Slovacchia, Spagna.
Il Modello regolamentarista è un sistema teso alla legalizzazione e regolamentazione della prostituzione che può avvenire con modalità differenti (come la statalizzazione dei bordelli, i quartieri a luci rosse). In 7 Paesi europei (Paesi Bassi, Germania, Austria, Svizzera, Grecia, Ungheria e Lettonia) la prostituzione è legale e regolamentata. La legalizzazione sovente include l’imposizione di tasse e restrizioni, più o meno ampie, nell’esercizio della prostituzione anche con l’individuazione di luoghi preposti all’esercizio dell’attività e la prescrizione di controlli sanitari obbligatori per prostitute e prostituti per la prevenzione e il contenimento delle malattie veneree e l’obbligo di segnalare attività e residenza.
Una variante del modello regolamentarista è il cosiddetto Modello neo-regolamentarista è teso alla rimozione di leggi al fine di depenalizzare l’attività sessuale fra adulti consenzienti nei contesti commerciali.
La prostituzione in Germania dal 2002
Nel 2002, una proposta di legge avanzata dal Partito dei Verdi tedesco fu approvata dalla coalizione di maggioranza nel Bundestag, composta da socialdemocratici e verdi. La nuova disciplina eliminò il generale divieto di favoreggiamento della prostituzione e permise alle prostitute di ottenere un regolare contratto di lavoro. Il principio fondante della nuova disciplina è che la prostituzione non deve essere più considerata una attività immorale. Tuttavia, la stigmatizzazione sociale della prostituzione continua a persistere e una gran parte delle prostitute esercita in modo segreto, conducendo una doppia vita.
La nuova legge è stata criticata sulla base del fatto che essa non avrebbe apportaro reali cambiamenti nelle condizioni di lavoro delle prostitute.
Nel gennaio 2007, il governo tedesco ha pubblicato un rapporto sull’impatto della nuova legislazione, concludendo che un limitato numero di prostitute ha concluso un regolare contratto di lavoro e che le condizioni di lavoro sono migliorate in misura molto modesta.
Diffusione della prostituzione
Studi dei primi anni ’90 stimavano che il numero di donne operanti come prostitute in Germania fosse fra 50.000 e 200.000.
La International Encyclopedia of Sexuality, pubblicata nel 1997, stimava in oltre 100 000 il numero di donne operanti come prostitute in Germania.
Uno studio del 2005 considerava il numero di 200.000 come una stima realistica.
La associazione di prostitute HYDRA, stima che il numero odiernodi prostitute sia di 400.000. Uno studio del 2009 realizzato da TAMPEP ha confermato la stima di HYDRA di 400.000 fra prostitute part-time ed a tempo pieno, di cui il 93% donne, il 3% transgender e il 4% uomini.
Lo stesso studio ha stimato che il 63% delle prostitute in Germania è straniero ed i due terzi di queste provengono dall’Europa centrale e l’Europa dell’est. Nel 1999 la percentuale delle prostitute straniere era stimata nel 52%. L’aumento della percentuale è probabilmente da attribuirsi al processo di allargamento dell’Unione Europea.
Altri studi stimano che una percentuale fra il 10% e il 30% degli uomini adulti ha avuto esperienze sessuali con prostitute.
Situazione legale
A seguito della approvazione a fine 2001 della Gesetz zur Regelung der Rechtsverhältnisse der Prostituierten (Prostitutionsgesetz – ProstG), 20 Dec 2001, Bundesgesetzblatt (BGBl.) I, 2001, p. 3983, a far data dal 1º gennaio 2002 in Germania la prostituzione è una attività legale.
Le prostitute possono lavorare come dipendenti con un normale contratto di lavoro, ma la gran parte di loro lavora come lavoratore autonomo. Le case di appuntamenti sono imprese registrate e non necessitano di particolari autorizzazioni. Se offrono cibo ed alcolici è necessaria una normale licenza per somministrazione.
Le prostitute sono tenute al pagamento delle imposte sul reddito e alla applicazione dell’IVA per i loro servizi. Tuttavia, trattandosi di un mercato dove per la gran parte i pagamenti avvengono in contanti, spesso le tesse sono evase. I Länder di Renania Settentrionale-Vestfalia, Baden-Württemberg e Berlino hanno adottato un sistema di imposizione nel quale le prostitute devono pagare anticipatamente un certo ammontare quotidiano, che deve essere riscosso direttamente dai gestori di case di appuntamenti. La Renania Settentrionale-Vestfalia richiede un importo di 25 euro al giorno per prostituta, mentre Berlino 30 euro. Nel 2007 le autorità hanno preso in considerazione la possibilità di una tassazione unificata ed uniforme per tutta la Germania.
La prima città tedesca che ha introdotto una forma di tassazione sulla prostituzione è stata Colonia. Questa tassa è stata introdotta all’inizio del 2004 dal consiglio comunale, guidato da una coalizione conservatrice composta da cristiano-democratici e Verdi e si applicava a locali di spogliarello, peep show, cinema porto, centri massaggi e prostituzione. Nel caso della prostituzione, la tassa ammonta ad un imposto di 150 euro al mese per prostituta e deve essere corrisposto dal gestore della casa di appuntamenti. Nel 2006 la città ha riscosso 828.000 euro da questa tassa.
Fino al 2002 era formalmente proibito a prostitute e case di appuntamenti di svolgere promozione pubblicitaria, per quanto tale divieto fosse scarsamente applicato. Nel luglio 2006 la Corte di Giustizia Federale ha stabilito che, in conseguenza dell’entrata in vigore della nuova disciplina sulla prostituzione, non deve più considerarsi illegale la pubblicità di servizi sessuali.
Ogni municipalità ha la facoltà di individuare zone del territorio comunale dove la prostituzione non è consentita. Le prostitute sorprese ad esercitare in queste aree possono essere multate o in caso di recidiva arrestate. A Berlino la prostituzione è consentita ovunque, ad Amburgo la prostituzione di strada è consentita nel quartiere del Reeperbahn in certi orari del giorno. Quasi l’intero centro di Monaco è precluso alla prostituzione ed agenti in borghese si fingono clienti per arrestare le prostitute che esercitano illegalmente in queste aree. A Lipsia la prostituzione di strada è proibita quasi ovunque e le ordinanze locali consentono alla polizia di multare i clienti che ricercano prostituzione in pubblico. In molte piccole città, l’area preclusa comprende il centro cittadino e le zone residenziali. Diversi stati proibiscono la presenza di case di appuntamenti in città di piccole dimensioni (ad esempio sotto i 35.000 abitanti).
Far lavorare in una casa d’appuntamenti una prostituta minorenne è illegale, come anche lo è indurre a prostituirsi una persona minore di anni 21. È anche illegale acquistare servizi sessuali da una minore di anni 18 (il limite era 16 prima del 2008). Questo divieto si applica anche ai cittadini tedeschi in viaggio all’estero, al fine di combattere estensivamente la pedofilia ed il turismo sessuale.
Salute e igiene
La legge federale impone controlli sanitari obbligatori.
In Baviera la legge impone l’uso di preservativi nei rapporti con le prostitute, inclusi i rapporti orali.