ottobre 24, 2012

LO SPORT AGONISTICO ED IL DOPING VIAGGIANO A BRACCETTO

Tutti Dopati, questa è la triste conclusione che ha sancito l’ultima sentenza relativa al ciclista Lance Armstrong.

“L’ex ciclista Lance Armstrong, infatti, poteva contare su un sistema perfettamente orchestrato, costruito su diversi livelli. A tracciare il ritratto del sistema Armstrong sono le centinaia di pagine pubblicate dalla United States Anti Doping Agency (Usada) e sottoposte ora alla Union Cycliste International, alla World Anti-Doping Agency (Wada) e alla World Triathlon Corporation. La Usada non esita a definire quello guidato dalla Us Postal Service Pro Cycling Team il più sofisticato e professionalizzato programma di doping nella storia dello sport.
Quello che emerge da queste pagine è infatti un quadro inquietante che ha come protagonisti Armstrong insieme ai suoi compagni di squadra, che a lungo hanno dominato la scena mondiale del ciclismo, medici e preparatori. Scrive a proposito la Usada: “Il signor Armstrong non ha agito da solo. Lo ha fatto con l’aiuto di un piccolo esercito di persone che lo hanno supportato, inclusi medici del doping, narcotrafficanti, e altre personalità all’interno dello sport e della squadra”. Compresi moglie e anche un medico italiano, racconta il New York Times, Michele Ferrari, il cui nome è comparso anche nella recente vicenda di Alex Schwazer.
Pur non agendo da solo, Lance Armstrong - sette volte vincitore del Tour de France e sopravvissuto al cancro – avrebbe giocato un ruolo di primo piano secondo l’Usada, facendo da collante e esercitando pressioni sui compagni, incitandoli a mantenersi all’interno del programma di doping. Motivo per cui l’agenzia, lo scorso agosto, lo avrebbe squalificato a vita, spogliandolo dei risultati conquistati dal 1998, vittorie al Tour de France incluse”

“Perché dal 1998 fino allo scorso anno, quando Lance si è ritirato dalle competizioni, si muoveva intorno al ciclista un ‘organizzazione spaventosa, come testimoniano le email, le transazioni finanziare, i test di laboratorio e i racconti dei compagni di squadra, 11 in tutto: Frankie Andreu, Michael Barry, Tom Danielson, Tyler Hamilton, George Hincapie, Floyd Landis, Levi Leipheimer, Stephen Swart, Christian Vande Velde, Jonathan Vaughters e David Zabriskie. Testimoni e al tempo stesso reo confessi di aver fatto più volte ricorso al doping: testosterone, cortisone, Epo (la stessa che alle scorse Olimpiadi è costata l’uscita di scena a Schwazer), trasfusioni di sangue.
Ecco allora che i racconti sono quelli sentiti più volte, ma stavolta dalle bocche dei loro protagonisti: Armstrong e due compagni di squadra che nel 2000 volano a Valencia, per praticare prelievi di sangue, che il mese dopo ritornerà nelle loro vene durante il Tour de France. Armstrong che mette Landis a guardia del suo frigorifero per controllare che l’elettricità non manchi mai e che i suoi globuli rossi si mantengano in salute. Bottiglie riempite di Epo a dosi personalizzate durante i pasti, pasticche di cortisone che la stessa moglie del ciclista, Kristin Armstrong avrebbe portato ai ragazzi ai campionati mondiali del 1998″.

“Tutto con perfetta consapevolezza. Perché la figura del medico che spacciava farmaci per vitamine è solo una parte dei racconti. Gli atleti sapevano di ricevere testosterone o cortisone. E sapevano anche che dietro quelle somministrazioni non c’erano malattie (come pure è stato sostenuto dal ciclista) che giustificassero il loro uso. Lo sapeva soprattutto Armstrong (che ancora non avrebbe commentato il dossier di accusa), sottolinea ancora la Usada: “Il suo obiettivo lo ha portato a dipendere da Epo, testosterone e trasfusioni di sangue ma anche, più spietatamente, ad aspettarsi e a richiedere che i suoi compagni facessero lo stesso uso di farmaci per sostenere i suoi obiettivi se non i loro stessi”. Tanto da non tirarsi indietro quando toccava a lui far ingoiare ai compagni testosterone mescolato a olio di oliva”.

ottobre 22, 2012

GIANCARLO GIANNINI AL CENTRO BERNSTEIN – L’INTERVISTA…..

Giancarlo Giannini torna a Verona per interpretare il padre di una ragazza che fa abuso di droga in Un angelo all’inferno, quarto film a sfondo sociale diretto da Bruno Gaburro, che, dopo un’anteprima prevista per il 9 febbraio alla Gran Guardia, verrà trasmesso su Rai1. Già tra i protagonisti dei Giorni perduti, l’attore partecipa con entusiasmo, per la valenza educativa della pellicola e «l’amicizia con il produttore Michele Calì». Lo abbiamo incontrato tra i corridoi della clinica Bernstein, dove si è sottoposto a terapie per alleviare un forte mal di schiena.  Giannini, Ci descrive meglio il suo personaggio in Un angelo all’inferno? Pietro è un padre di famiglia che non si accorge di nulla e quando accade diventa aggressivo. Il problema con la droga della figlia è in realtà dovuto a lui. È legato a una forma degenerativa di vita che nasce per un disequilibrio in famiglia. Questo film spiega come, per capire le cose, serva approfondirle. Un genitore, prima di arrabbiarsi per le trasgressioni dei figli, deve accorgersi e comprendere se (e come) sia cambiata la relazione.. Di recente lei è stato il primo grande attore italiano a doppiare un video game, Call of Duty. Cosa ci racconta di questa esperienza? ll video game è un mondo incredibile di rapporto con gli spettatori, destinato a evolvere. Già Fellini intuiva che in futuro si visiterà il cinema come un museo. La pellicola che scorre non c’è più e cambierà anche l’immagine, che sta già cambiando grazie al video game. È un mezzo che modifica anche la tecnica di doppiaggio. Non c’è un rapporto realistico, non s’incastona la voce al labiale nella forma mostruosa del doppiaggio in un’altra lingua. Si seguono diagrammi, entrando in una dimensione futuribile.  Nel 2011 ha terminato di girare Ti ho cercata in tutti i necrologi, suo secondo film da regista e attore. Quando lo vedremo nei cinema? È un momento difficile per l’uscita dei film italiani. Ho deciso di aspettare il 2013 e sto cercando un modo diverso per proporlo. Mi piace andare controcorrente. Il film stesso è in deroga alle pellicole tradizionali. Completamente girato in inglese, non segue una sceneggiatura canonica. È un thriller con una potente forza vitale. Due poli che si scontrano fino alla catarsi finale in cui il vero cattivo sopravvive. Torneremo a vederla a teatro? Dopo tanti anni di teatro non mi vedo più coinvolto in prove, trasferte e tutto ciò che comporta. Mi diverto a cimentarmi con la poesia. L’ho scoperta tardi e mi piace il rapporto con la parola, la preparazione lunga e solitaria per il reading. In futuro non so: il teatro è sempre lì. Sempre uguale.

ottobre 12, 2012

MEDICAL FITNESS

Un’ ampia evidenza scientifica ha dimostrato che esiste un rapporto diretto tra la quantità di attività fisica praticata e lo stato di salute e la qualità della vita delle persone.

In tal senso, il Ministero della Salute dichiara che “L’esercizio fisico e l’attività sportiva sono fondamentali per favorire il pieno sviluppo dell’organismo e per promuovere e mantenere uno stato di salute ottimale sia a breve che a lungo termine”. 

Una regolare ed appropriata attività fisica rappresenta quindi una fondamentale pratica di prevenzione, oltre che di trattamento per rallentare e allontanare l’insorgenza di condizioni fisiche e metaboliche indesiderate come l’ipertensione, il sovrappeso, la resistenza insulinica e valori elevati di colesterolo e trigliceridi (che quando presenti insieme sono conosciute come Sindrome Metabolica).

Di fatto, questi fattori di rischio sono un pericoloso campanello d’allarme perché possono condurre a patologie invalidanti e fatali di tipo cardiovascolare (quali infarto o ictus), al diabete di tipo 2, possono aumentare il rischio di alcuni tipi di tumore, la fragilità muscolo-scheletrica ed accelerare il decadimento cognitivo.

Quando l’attività motoria viene progrettata, condotta, valutata e monitorata da personale specializzato, con proposte e metodologie basate su evidenze scientifiche, può essere considerata a tutti gli effetti una forma di esercizio-terapia in grado di apportare significativi miglioramenti alla salute e quindi alla vita delle persone, ecco che a tal proposito è stato coniato il nome “Medical Fitness”.

Il Medical Fitness è un programma di esercizio fisico rivolto ai cittadini colpiti da alterazioni metaboliche e fisiologiche  (ipertensione, sovrappeso, valori di trigliceridi e colesterolo fuori norma) e patologie croniche diagnosticate (quali diabete, osteoporosi, obesità) ma in condizioni di salute stabili, che su indicazione del proprio medico curante necessitano di un aumento della pratica dell’ attività motoria nella propria vita.

l’insorgenza di tali patologie è spesso lenta e silente e quindi vale il principio che prima si interviene e migliore sarà il percorso rieducativo verso la riconquista di uno stato di salute ottimale, tuttavia si ritiene che questo programma sia particolarmente adatto per le persone adulte a partire dai 40/45 anni, e ancor di più per le persone anziane che non presentano ancora una funzionalità motoria compromessa.

Il Centro Bernstein di Verona ha predisposto un programma di Medical Fitness gestito da Dottori in Scienze Motorie specializzati in Attività Motorie Preventive e Adattate (Dario Meneghini e Andrea Brunelli).

Il programma prevede:

- Un Incontro Iniziale per comprendere lo stato fisico generale, lo stile di vita e le ragioni per le quali si rende necessario un programma di attività fisica specifica;

- Una Valutazione dello stato fisico del soggetto (con test per la misurazione del metabolismo a riposo, dello stato di fitness muscolare e cardiovascolare e della percentuale di massa grassa e magra dell’organismo);

- Una Programmazione a medio-lungo termine dell’Attività Motoria, che sarà individualizzata secondo le caratteristiche della persona e attenta alle indicazioni forniteci dal medico di medicina generale (medico curante);

- Assistenza durante le sedute di allenamento, inizialmente in maniera individuale con i nostri specialisti poi inserendo il soggetto in gruppi ristretti.

- Un continuo monitoraggio, con apposite strumentazioni, per verificare gli effetti dell’esercizio sull’organismo e sullo stato di salute;

- Consulenza ed educazione su come continuare in maniera individuale a praticare attività fisica e suggerimenti vari su come “Costruire la Propria Salute” assumendo in maniera responsabile corretti stili di vita.

Il raggiungimento e il mantenimento di uno stato di salute e quindi di una qualità di vita ottimali dipendono in gran parte da fattori che possono e devono essere modificati mediante l’assunzione di “Stili di Vita” opportuni.

E’ responsabilità di ogni persona essere pro-attiva nel ricercare questo equilibrio.

Iniziare (o riprendere) a praticare attività fisica adeguata e in modo regolare è il fattore più importante in questo processo di ricerca e mantenimento del proprio benessere fisico e mentale.

ottobre 11, 2012

“PALESTRE SICURE” A VERONA

E’ iniziata nel Comune di Verona la procedura per arrivare all’approvazione del progetto “Palestre Sicure”.

Il progetto “Palestre Sicure” è compreso nel Piano Nazionale del Ministero della Salute e nasce dall’esigenza di prevenire e contrastare tra i frequentatori delle palestre (circa 4 milioni in Italia) l’utilizzazione e la diffusione delle sostante dopanti, promuovendo un modello di gestione qualitativa con lo scopo di migliorare lo stato di salute ed il benessere dei Cittadini.

In generale il progetto si propone di valorizzare il ruolo delle palestre nella promozione di un’attività che tuteli la sicurezza degli utenti e che miri alla promozione di uno stile di vita sano, esso sarà definito nel pieno rispetto delle norme specifiche già emanate da alcune Regioni e Comuni (Regione Emilia Romagna, Comune di Modena, Comune di Bologna) e secondo le linee guida del Ministero della Salute.

A Verona saranno coinvolti nella stesura del Progetto, attraverso un tavolo tecnico, il Comune di Verona, l’ULS 20, l’Università di Scienze Motorie, i rappresentanti delle categorie professionali e le palestre.

L’adesione al progetto sarà su base volontaria e prevederà l’adesione ad un codice etico che conterrà principi generali ed impegni specifici e che comporterà di conseguenza ispezioni e controlli da parte dell’ULS per verifcare l’adeguamento al progetto delle strutture.

Il riconoscimento di “Palestra Sicura” darà diritto alla collaborazione con il Comune di Verona e l’Azienda Sanitaria nell’attuazione di interventi di informazione e prevenzione, in tal modo si paleserebbe e si concretizzerebbe l’impegno concreto del Servizio Sanitario nella tutela del diritto dei cittadini a svolgere una pratica motoria con rischio limitato ed utile a promuovere un corretto stile di vita, che costituirebbe inoltre un esempio di allenza di reciproco vantaggio tra Pubbliche Istituzioni, Sistema Sanitario, Università e mondo imprenditoriale e associativo.

Il vantaggio per la Comunità locale e le sue istituzioni risiederebbe nella promozione di stili di vita favorevoli alla salute (corrette abitudini alimentari, corretto uso dei farmaci, riduzione dei rischi legati al consumo di alcol e altre sostanze psicoattive) e nella qualità e sicurezza dell’attività fisica proposta ai clienti, in particolare se portatori di patologie croniche non trasmissibili in condizioni cliniche stabili.

Lo svolgimento dell’attività fisica prescritta dal medico di medicina generale e dal medico sportivo, dovrà avvenire soltanto nelle palestre in possesso della qualifica di “palestra sicura”.

ottobre 11, 2012

SPORT E TRAPIANTI

È ampiamente dimostrato che i soggetti che sono stati sottoposti a trapianto di organo possono recuperare una buona qualità di vita. Praticare un’attività fisica e sportiva aiuta il trapiantato a riappropriarsi della funzionalità del proprio corpo e della proprio vita. Per molti trapiantati, infatti, l’attività sportiva rappresenta un percorso di recupero e benessere che spesso diventa lo strumento migliore anche per testimoniare l’efficacia del trapianto. Lo sport e più in generale l’attività fisica sono da tempo una terapia riconosciuta anche dal mondo medico nella prevenzione dell’insorgenza di alcune patologie cordiovascolari o per la cura di alcune disfunzioni metaboliche. I trapiantati, a causa della terapia immunosoppressiva a cui si devono sottoporre, presentano un metabolismo lipidico alterato, un aumento della sensibilità all’insulina, un aumento dei valori pressori. Anche per loro praticare regolarmente attività fisica aiuta a tenere sotto controllo questi valori. Al fine di incentivare la ricerca sui benefici dell’attività sportiva per i trapiantati, il Centro Nazionale Trapianti negli ultimi anni, ha intrapreso un percorso, promuovendo iniziative e appuntamenti sul tema “Sport e Trapianti”.
PROTOCOLLO DI RICERCA “TRAPIANTO…E ADESSO SPORT” Il protocollo è il primo studio prospettico in proposito al mondo, che prevede due fasi. Una prima fase, a carico del Centro Trapianto di riferimento, prevede di selezione dei pazienti e di identificare candidati portatori di trapianto di organo solido  in fase di stabilità clinica e strumentale da potere avviare ad un programma di attività fisica. Una seconda fase di trattamento non farmacologico articolata su 12 mesi di attività fisica presso palestre abilitate ed individuate dai Centri di  Medicina dello Sport territoriali, previamente istruiti. L’originalità di questo progetto è quella di affiancare l’esercizio fisico, il “nuovo farmaco” e “basso costo”, alla consueta terapia farmacologica dei soggetti sottoposti a trapianto di organo solido, potendo sfruttare la capacità di controllo dei principali fattori di rischio come il diabete, l’ipercolesterolemia, l’obesità e la possibilità di poter contrastare gli effetti aterogeni dei farmaci immunosoppressori cortisonici.
Gli esperti coinvolti Molteplici sono le figure professionali che, formate attraverso un corso teorico-pratico, collaborano alla realizzazione del progetto: il trapiantologo che individuare i soggetti ai quali possa essere prescritto un programma di esercizio fisico; il medico di Medicina dello Sport, che sottopone il soggetto ad un protocollo valutativo al fine di poter descrivere le caratteristiche organico-funzionali del paziente; il laureato in scienze motorie che segue passo dopo passo il trapiantato e “somministra” la “dose” di esercizio fisico prescritta in palestra. I partecipanti allo studio La popolazione dello studio è costituita da 120 pazienti di entrambi i sessi sottoposti a trapianto di organo solido (cuore, fegato, rene) e in condizione di stabilità clinica. L’intero campione è stato suddiviso in due coorti da 60 pazienti ciascuna (indicativamente 20 pazienti per tipologia di trapianto). Alla prima coorte (coorte A) è stato prescritto e somministrato un protocollo di esercizio fisico 3 volte alla settimana per 12 mesi, mentre alla seconda coorte (coorte B) non è stato sottoposto nessun protocollo di esercizio ma è stata consigliata la pratica di attività fisica a domicilio. Ciascun paziente è stato poi inviato al centro di Medicina dello Sport più vicino al luogo di residenza dove sono state svolte le valutazioni. Entrambe le coorti sono state sottoposte a tre sessioni di valutazione clinica e funzionale: al tempo 0, a metà dello studio (6 mesi) e al termine dello studio (12 mesi). Ciascuna sessione di valutazione presso la Medicina dello Sport ha previsto: visita medica; esame antropometrico; test cardiopolmonare al cicloergometro; hangrip test; test di Bosco per la valutazione della forza esplosiva degli arti inferiori; test di stima della forza massima del quadricipite, del tricipite surale, del deltoide, del bicipite brachiale, del tricipite brachiale; test di flessibilità2.
I dati I dati preliminari e i risultati dei monitoraggi effettuati su pazienti trapiantati, indicano e confermano la tesi alla base dello studio: l’attività fisica prescritta da medici specialisti e somministrata da personale specializzato, è in grado di migliorare sia i parametri biologici sia la condizione fisica del trapiantato. È stata registrata, infatti, una riduzione del rischio cardiovascolare post-trapianto e un miglioramento della sopravvivenza dell’organo. Si è registrato anche un aumento del carico di lavoro e del massimo consumo di ossigeno con un miglioramento delle soglie oltre che una riduzione della massa grassa. In particolare i dati dimostrano che l’attività fisica e le performance ottenute aumentano nei trapiantati la percezione della qualità del loro stato di salute innestando un circolo virtuoso psico-fisico che aiuta il ritorno ad una vita piena. Le regioni coinvolte In Emilia Romagna e Veneto sono le due regioni in cui il progetto “Trapianto…e adesso Sport” è in corso. Ma ad oggi, anche le Regioni Toscana, Piemonte, Abruzzo-Molise, P.A. Bolzano e Sicilia hanno aderito a questo studio scientifico. La volontà del CNT è di estendere lo studio a tutte le regioni d’Italia, puntando ad includere circa 120 trapiantati per ciascuna di esse. Poter allargare il campione di studio ad un numero sempre maggiore di pazienti, consentirà di ottenere dati sempre più significativi e rilevanti. Gli obiettivi futuri La prospettiva futura è di definire un modello di assistenza sanitaria post-trapianto applicabile in tutto il Paese, in cui si giungerà a “prescrivere” l’attività fisica ai trapiantati, per garantire loro recupero e buona qualità della vita.
PROTOCOLLO D’INTESA “Sport e Trapianti… un’intesa perfetta” è il Protocollo d’Intesa siglato tra il Centro Nazionale Trapianti e Five Stars League, un consorzio che regola la disciplina e lo svolgimento di eventi di ciclismo amatoriale quali la Maratona Dles Dolomites, la Novecolli, la GF Sportful, la GF Felice Gimondi e la Pinarello Cycling Marathon. L’obiettivo della collaborazione tra il CNT e la FSL è duplice: accrescere la cultura della donazione attraverso la partecipazione di pazienti trapiantati d’organo alle granfondo ciclistiche e incentivare l’adozione di stili di vita sani tra i trapianti. Il protocollo d’intesa rafforza l’impegno di CNT e FSL nel promuovere l’attività sportiva come strumento di tutela della salute e sottolinea l’importanza dell’attività di comunicazione per informare e sensibilizzare sul tema della donazione e trapianto di organi.

ottobre 11, 2012

APPROVATI NUOVI EMENDAMENTI AL DECRETO BALDUZZI

Tutele per sportivi fin dai 6 anni Anche i piccoli che si avvicinano allo sport saranno più tutelati grazie a visite mediche e controlli ad hoc. Torna la dizione di “certificazione specialistica medica in strutture pubbliche o private”. Per salvaguardare la salute dei cittadini che praticano un’attività sportiva non agonistica o amatoriale è previsto che la Salute, con proprio decreto, adottato di concerto con il ministro delegato al Turismo e allo sport, disponga garanzie sanitarie mediante l’obbligo di idonea “certificazione specialistica medica in strutture pubbliche o private”, da eseguire anche sui giovanissimi. Il dicastero disporrà inoltre le linee guida per effettuare controlli sanitari sui praticanti e per la dotazione e l’impiego, da parte di società sportive “sia professionistiche che dilettantistiche”, di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita.

ottobre 10, 2012

TAVOLO TECNICO PER IL PROGETTO “PALESTRE SICURE” NEL COMUNE DI VERONA

L’esito della V^ COMMISSIONE del COMUNE DI VERONA ha sancito che verrà istituito “a breve” (speriamo)  un TAVOLO TECNICO per definire con precisione il progetto “Palestre Sicure” nel Comune di Verona. Il tavolo prevederà la partecipazione del dipartimento di prevenzione  dell’ULS 20, della facoltà di Scienze Motorie (anche se ormai la facoltà di scienze motorie non esiste più a Verona, ma è stata sostituita dal corso di laurea in scienze motorie, almeno così credo sia definito) dal Consigliere Comunale Giorgio Pasetto, dal Presidente Provinciale dei dottori in scienze motorie e da qualche dirigente incaricato dal Comune di Verona.

Forza Scienze Motorie !